giovedì 4 settembre 2008

E ultime s-ciopetae de Gentiini

Da " La Repubblica " del 4 - 09 - 08
CRONACA
A Treviso scontro tra il sindaco leghista Gentilini e il parroco Don Toso si batte al fianco della comunità islamica
Ramadan, sindaco nega lo spazio Benetton concede il palazzetto
dal nostro inviato EMILIO MARRESE

TREVISO - Quel che lo Sceriffo nega, Benetton dà. Cioè un posto dove celebrare la fine del Ramadan alla comunità islamica trevigiana. Il sindaco leghista Giancarlo Gentilini, famoso per le sue battaglie contro gli immigrati in nome della "razza Piave", aveva negato un'area pubblica, il prato della Fiera, mentre la famiglia dei Colori Uniti (e chi altri sennò?) non ha ascoltato l'invito del primo cittadino e ha concesso l'uso quasi gratuito del PalaVerde, il palasport da 7 mila posti che ha costruito nell'83 a 5 km dal centro cittadino, in località Villorba.Naturalmente Gentilini non ha gradito affatto lo smacco e ha scritto una lettera al cardinale Sodano, il "ministro degli esteri" del Vaticano, e al vescovo Magnani per protestare contro quel "prete buonista" di don Canuto Toso che s'è fatto portavoce delle istanze dei musulmani (circa ventimila nella provincia)."Il PalaVerde - dice Gilberto Benetton - è aperto a tutti senza preclusione alcuna nei confronti di nessuno. Può ospitare qualsiasi manifestazione purché seria e autorizzata". C'è di più: il costo dell'affitto ammonta, normalmente, a 6 mila euro ma vista la motivazione "sociale" è stata richiesta solo una copertura delle spese per le tre ore che impegneranno l'impianto, domani o al più tardi giovedì mattina dalle 8 e le 11.
Tra Benetton e Gentilini non ci può essere gara, per cui il sindaco ha abbozzato malvolentieri usando toni mansueti per il personaggio, quello cioè che ha tolto le panchine pubbliche perché non dessero ricovero ai "perdigiorno extracomunitari" o che in passato disse cose tipo "bisognerebbe vestirli da leprotti e fare pim-pim-pim": "Non metto becco nelle decisioni private - si trattiene in questa circostanza - i Benetton a casa loro possono fare quel che vogliono. Io sono sempre convinto di aver fatto bene a negare lo spazio. Non si sa chi siano i partecipanti, quanti siano e da dove vengano. Ci sono questioni di ordine pubblico sulle quali anche i Benetton avrebbero fatto meglio a confrontarsi con le autorità locali".In questo caso, essendo il palazzetto che ospita le partite della Benetton basket e della Sisley pallavolo nel comune di Villorba, col sindaco Liviana Scatolon, anch'ella leghista e fedelissima di Gentilini della cui precedente giunta trevigiana ha fatto parte come assessore al bilancio. Ma addurre problemi di ordine pubblico per una manifestazione che radunerà circa duemila persone, quando ogni tre giorni almeno il doppio riempiono le gradinate per assistere alle gare sportive, sarebbe poco credibile.Le comunità islamiche hanno invitato alla cerimonia anche Luciano Benetton, o comunque un rappresentante della famiglia, e la Scatolon. Molto probabilmente inviteranno anche lo stesso Gentilini, oltre al prefetto e al questore di Treviso e a membri della Confindustria. Al centro delle polemiche è finito così don Canuto Toso, come l'anno scorso quando per la medesima circostanza offrì ai musulmani la palestra della Chiesa Votiva di Santa Maria Ausiliatrice, comunque troppo piccola. Il sacerdote, dopo trent'anni nella associazione trevigiani nel mondo, da sette è il responsabile locale della fondazione "Migrantes", che ha sede presso la Cei in Vaticano."Mi occupo di emigrati, prostitute, nomadi, lunaparkisti e circensi - dice - E da queste parti non è facile, incontro tanti ostacoli, la diffidenza della gente è enorme. I dispiaceri sono grandi. Sono molto amareggiato e infastidito da quanto sta accadendo in questi giorni. Purtroppo la base cattolica e l'opinione pubblica la pensano come Gentilini. Per fortuna Gilberto Benetton è stato galante e coerente con le loro campagne pubblicitarie sulla globalizzazione. Se avessi negato il mio aiuto alle comunità islamiche avrei spento quel lumicino di dialogo che c'è sui punti comuni delle nostre religioni, nella speranze che anche loro si comportino nello stesso modo laddove siamo noi cattolici in minoranza. Porto avanti il messaggio del Pontificio Consiglio del dialogo interreligioso: il testo in arabo, francese e italiano è sul tema "cristiani e musulmani sulla via della pace". L'ho portato anche nelle loro moschee, togliendomi rispettosamente le scarpe, e l'hanno accolto volentieri. E' un messaggio che viene dal Vaticano e non vedo perché la Santa Sede dovrebbe essere contraria, come auspica Gentilini, a questa iniziativa".Al posto di Gentilini contrattacca un senatore trevigiano del Carroccio, Piergiorgio Stiffoni, che ha invitato le autorità a controllare i documenti dei partecipanti alla festa: "La cosa che mi ha lasciato l'amaro in bocca non è solo il comportamento della famiglia Benetton, che non penso abbia mai avuto il permesso di festeggiare il Natale a Riad, ma il sostegno alla manifestazione religiosa data da un prete cattolico che si è fatto sponsor del Ramadan. E' uno schiaffo alle sofferenze e alle tragedie che tanti cristiani stanno soffrendo in quei Paesi retti da regimi islamici".





CRONACA
IL RACCONTO / La gente litiga davanti alla chiesa occupata tra preoccupazioni degli industriali e appelli della Curia Il sindaco e la "razza Piave" sul sagrato la città si divide

dal nostro inviato PAOLO RUMIZ
MACCHÉ razza Piave, cervello di gallina! La vera razza Piave teneva sempre in casa una pignatta di polenta per i povareti!". Sole alto, caldo boia; davanti al sagrato del Duomo la cattolica Treviso si sbrana sotto gli occhi dei musulmani. "Prova, prova ti, mona, a occupar una moschea! I arabi te taia la gola!". I marocchini sfrattati dalle ruspe guardano il pandemonio ai loro piedi. Non avrebbero mai sperato tanto. Per strada non si parla d'altro. La città che ha sempre cloroformizzato i conflitti si abbandona a risse contradaiole, si estenua in incredibili autoanalisi a cielo aperto. E la razza Piave resta nuda davanti a se stessa e alle sue contraddizioni. Senza più la mediazione della politica. Piazza dei Signori, ore tredici. "Che i vada via! I consuma el nostro gas, la nostra acqua, i porta malattie!" ringhia un pensionato. "Si vergogni - replica un camionista - le piaceva quando gli svizzeri dicevano le stesse cose di noi?". Risposta: "Intanto mi no son più paròn a casa mia". L'altro, imbestialito: "Qua bisogneria investir la tredicesima per comprar un mitra". La temperatura sale, sopraggiungono tre leghisti doc. "La tolleranza fa confusiòn!", sbotta uno.
E un altro: "Che se li prenda la Curia questi signori. I preti sono pieni di case, perché non offrono le loro, invece di predicare solidarietà ad altri?".Nel suo ufficio, il sindaco Gentilini Gianfranco grida al telefono come Capitan Fracassa. E' incazzatissimo con tutti: col vescovo, gli industriali, la prefettura. Sono loro che hanno aperto la strada al "complotto comunista" che manda gli stranieri a costruire uno stato nello stato per uccidere l'identità veneta. Ormai, è a fine mandato e lui delle mediazioni se ne fotte. Il podestà-sceriffo ha un credo semplice, elementare e rotondo. Si riassume in un bisillabo: "Fora", fuori. Chi? La risposta è un altro bisillabo: "Lori". Loro. Cioè tutti quelli che non sono "noialtri", la mitica razza Piave.E' gasato il sindaco che ha mandato le ruspe contro i marocchini. Non gliene frega niente se Forza Italia e persino An chiedono prudenza. Il suo telefono frigge di congratulazioni. La rocciosa segretaria biondo platino impugna la cornetta come una "P 38". La Destra è in linea. Spara: "Gentilini non mollare", "Sindaco sei un baluardo", "Se cali le braghe, l'Italia è perduta". Interurbane da Cuneo, Milano, Bergamo, Piacenza. Telegrammi da tutto il Nord. Lo sceriffo scintilla di soddisfazione e brillantina. A Radio Padania ha appena cantato la stirpe del Nord, che ha portato "ideali in tutto il mondo, ingoiando rospi e quarantene". Ora inneggia alla legge Bossi-Fini, che metterà le cose a posto.A settecento metri, a due passi dal ponte Garibaldi sul fiume Sile, anche il presidente degli industriali Sergio Bellato risponde al telefono. Dev'essere un "comunista", perché risponde a chiamate di tutt'altro tenore. In linea ha industriali di tutt'Italia, preoccupatissimi. Dicono: la Bossi-Fini "fa schifo". Hanno paura che saltino le mediazioni. Temono che si consumi uno strappo che blocchi la locomotiva del Nord. Dicono: "Se gli immigrati vanno via, si ferma tutto. Concerie, macelli, allevamenti, tessile, ristorazione, pulitura strade, carrozzerie, servizi, turni di notte". E gli industriali, confessa Bellato, sono stufi di essere sotto processo. "Se facciamo le case per gli immigrati ci accusano di fare ghetti criminali, se non gliele facciamo ci dicono di fare lo scaricabarile".Anche la Curia non ne può più delle accuse di Gentilini. Per Don Giuliano Vallotto, che ha la delega del vescovo per gli immigrati, gli uomini di Bossi hanno dimostrato di appartenere a "una cultura pagana e fascista". E Lorenzo Biagi, portavoce della Diocesi: Treviso è stata schiacciata dal "cliché" di Gentilini e dal "tappo" della Lega. "Questo sindaco è stato un megafono dei mali di pancia della società e non delle sue più nobili spinte al cambiamento. La realtà è diversa, la provincia è piena di stranieri accettati e integrati. Soprattutto nelle scuole viviamo una fase di grande sperimentazione".Sul sagrato le donne marocchine spazzano il pavimento con acqua e detersivo; un piccolo atto di rispetto alla città e alla chiesa. Il signor Dafani Mohammed è autista di camion, è da 24 anni in Italia e da 15 anni ha regolare permesso di soggiorno. Spiega in perfetto italiano: "Non vogliamo case gratis. Il problema è che se i datori di lavoro non ci danno una mano, le case sul libero mercato sono inabbordabili per noi". Ha mani grandi, piene di rughe, da spaccalegna. Sembra anche lui una razza Piave. E, occupando il sagrato, non sa di avere rispettato una tradizione locale. Nessuno gli ha mai detto che è dai tempi del Beato Enrico da Bolzano che qui i senza casa vanno a dormire sotto il Portego del Vescovo."Fora!", tuona Gentilini dei parassiti. Poi, appena scavi, tutto si rovescia. Sarà magari un caso, l'avranno magari studiata i comunisti, ma l'unico dei 24 sfrattati che non lavora è... l'unico italiano del gruppo. E' un sardo, tristissimo. Con la barba non fatta, pare il più extracomunitario di tutti. Che tempesta nell'identità di Treviso. "La vera immigrazione che ha rubato l'anima alla città - racconta il giovane storico Alex Casellato - è semmai quella recente dei campagnoli veneti che hanno fatto saltare la leadership della nostra grande borghesia urbana, laica e risorgimentale. Quella razza Piave è morta davvero. E' stato Gentilini a celebrarle il funerale".


LA COSTITUZIONE della Repubblica Italiana

PRINCIPI FONDAMENTALI

Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.


Art. 8.
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.


Occorreva ricordarlo? Ebbene sì!!!

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