sabato 30 ottobre 2010

... E INTANTO SOTTO IL NASO DI TUTTO SENZA SENTIR L'ODORE



Statista bunga bunga
pubblicata da INFORMARE CONTROINFORMANDO il giorno venerdì 29 ottobre 2010 alle ore 2.08
di CONCITA DE GREGORIO-

Ce lo possiamo permettere? Chiediamoci questo. L'Italia, noi italiani viviamo in un paese così prospero, così egualitario, così giusto, così salubre e così efficiente, in un paese così ricco di tutte quelle ricchezze che fanno dignitosa la vita degli uomini da poterci permettere - in questa democrazia avanzata e matura, solida e coesa - la bizzarria di avere a capo del governo un uomo anziano ossessionato dalla sua stessa vecchiaia, avvelenato di farmaci che gli assicurano apparente vigore e devastato dalle plastiche che ne fingono l'eterna giovinezza, un ex chansonnier piduista di tortuose fortune e discutibili amicizie oggi impegnato a tempo pieno a garantirsi l'impunità dai molti processi e a comprarsi le alleanze che lo portino al Quirinale oltrechè, da una certa ora del giorno in poi, ad organizzare notti in villa e trasferte in dacia così da poter ricevere in accappatoio bianco le ospiti procacciate a nugoli dai suoi servitori intanto messi a capo di imprese commissioni parlamentari reti televisive e ministeri, riceverli con il calice in mano e fare le sei del mattino raccontando barzellette di sapore africano dei tempi di Macario, e tutti giù a ridere prima di tuffarsi in piscina o nel letto? No perché penso, in fondo, che se l'Italia fosse un paese così sano produttivo progredito ed autosufficiente potrebbe persino sopportare il temporaneo vuoto di potere democratico (che dell'assoluto arbitrio di uno solo è sinonimo) determinato dalla provvisoria permanenza al governo di Silvio B. In fondo dieci anni o anche venti di fronte all'eternità sono un attimo. La Roma di Augusto, l'Italia di Einaudi potrebbe sopravvivere facilmente a questa caricatura di imperatore che gli è toccata in sorte: che si è scelta per motivi che solo gli storici con saggezza chiariranno, le responsabilità è ovvio che siano tra tutti equamente distribuite. Tra chi lo ha scelto e chi non ha saputo o potuto opporre alternativa e rimedio. Il vero problema, temo, è che non siamo in queste condizioni. Avremmo bisogno di un governo, in realtà: non possiamo permetterci di sostituirlo con un comitato d'affari dedito nei ritagli di tempo a particolari evoluzioni erotiche. Ci servirebbe, e anche in fretta, qualcuno che si occupasse - meglio se a tempo pieno - del lavoro che non c'è, di quante ore di cassa integrazione saranno erogate l'anno venturo, di una riforma del fisco che non chiami sempre gli stessi a pagare, della camorra che gestisce e manovra a scopi di suo personale tornaconto il disastro dei rifiuti, della ricerca e del sapere azzerati e irrisi, di dare una casa e un'occupazione a chi ha meno di trent'anni perché possa diventare adulto e farsi carico in proprio delle responsabilità che gli spettano, di dare ospedali ai malati assistenza ai vecchi asili ai bambini, stimolo alle imprese, fiducia alle persone. Al contrario, vedete, di tutto questo non si parla né temo si parlerà per parecchie settimane, forse mesi. Il Paese è ostaggio dei fantasmi che agitano le notti insonni del premier: i suoi parlamentari/avvocati si dividono fra la cura dei suoi problemi pubblici - in parlamento a studiare lo scudo che lo salvi dai processi - e quelli privati, tutti convocati ad Arcore a studiare la linea difensiva dall'ennesima vicenda a sfondo sessuale. Questa volta un po' più grave del solito dal momento che la storia del giorno è condita da più di un elemento da codice penale: siamo in terreno di furti, sfruttamento della prostituzione, corruzione di minore. Ghedini e gli altri, il governo stesso: sono tutti impegnati su questi due fronti. I processi pubblici e privati, le leggi e le linee difensive. Qualcuno si occupa di distrarre annunciando 300 mila tagli alla pubblica amministrazione. Qualcun altro si affanna a spiegare come mai il signor B. abbia condonato 160 milioni di debito al paradiso fiscale di Antigua proprio mentre con i politici di quell'isola si stringevano con il premier personali affari immobiliari. E poi la battaglia sull'informazione, certo, perché l'unica cosa che conta è che di tutto questo niente si dica. Anzi, vedrete. I giornali e i tg di famiglia non si occuperanno di indagare sul bunga bunga ma strilleranno alla trappola, al complotto. Parleranno di inchieste ad olorogeria. Diranno di un pover'uomo perseguitato per via dei suoi atti di carità. «Sono una persona di cuore, aiuto chi ha bisogno», ha detto ieri il signor B. per spiegare come mai la presidenza del Consiglio dei ministri sia intervenuta presso una Questura ad impedire l'identificazione di una minore implicata in un furto. Lo avrebbe fatto se Ruby si fosse chiamata Mohamed? Figuriamoci, senz'altro sì. Servirà in questo caso un centralino dedicato, perché ci sono migliaia di stranieri non identificati nelle questura d'Italia proprio in questo momento. Se Palazzo Chigi vuole occuparsene ha la possibilità e la facoltà di farlo, possibilmente nel rispetto della legge: serviranno trenta persone al telefono come minimo, è una buona cosa. Trenta posti di lavoro.C'è un secondo aspetto delicatissimo in questa terrificante storia di lelemora e emiliofede, di ragazzine reclutate nelle discoteche e nei privè milanesi che tanto piacciono a Ignazio La Russa e Daniela Santanchè, in passato già soci del Billionaire di Briatore, altro campione di vita smeralda eletto ad esempio di stile dai rotocalchi di famiglia: giornali che alternano le foto (rubate?) della primogenita Marina nuda a quelle del tatuato Corona e dati in gestione agli alfonsosignorini, neomaestri di moderna eleganza. Oltre alla paralisi del governo e del Parlamento, all'assoluto disinteresse per la vita del paese e delle quotidiane fatiche degli italiani c'è il tema della vulnerabilità e della sicurezza dei luoghi di governo e dei protagonisti che li abitano. Un tema che già si pose ai tempi in cui Patrizia D'Addario e le sue colleghe pugliesi entravano ed uscivano da palazzo Grazioli senza filtri senza controlli e in auto blu, munite di registratori cellulari per le riprese e chissà cos'altro. Se ne occupò Gianni Letta, allora. Facciamo finta di essere un paese normale. Facciamo finta che nelle stanze, anche private, di un presidente del Consiglio ci siano - come ci sono - carte e documenti, codici e segreti che in ogni Paese del mondo sono nella disponibilità pressoché esclusiva del capo del governo. Possono, da quelle stanze, entrare ed uscire senza controllo maggiorenni o minorenni non identificate, magari pregiudicate, sfuggite ai controlli ed evase dai centri di protezione, accusate di furto? Qual è il rischio, a parte l'evidente ricattabilità del padrone di casa, che difatti è regolarmente ricattato (in questo caso, che paradosso, parte lesa)? Quali sono i rischi per la credibilità del Paese all'estero, per la sua autorevolezza internazionale, per il peso che può avere nelle decisioni che riguardano la vita di tutti? A parte Putin e Gheddafi, che evidentemente condividono con il premier letti in regalo ed harem personali oltre al repertorio di barzellette e alle forniture di petroli e di gas: gli altri leader del mondo, che dicono? Cosa scriverà l'ambasciatore egiziano al suo governo: che Silvio B. ha fatto rilasciare una ragazzina di nome Ruby figlia di un ambulante messinese e vincitrice di un concorso locale di bellezza, tuttora sotto la tutela del sindaco di Letojanni (fino al 2 novembre, quando la giovane compirà 18 anni) dicendo, testualmente, «è la nipote di Mubarack?». Che ne pensa Mubarack? Possiamo permettercelo? Personalmente di quel che fa Silvio B. nelle sue magioni, quali posizioni preferisce, di quanto la sua camera da letto sia affollata e nel dettaglio da chi non mi interessa per nulla. Credo anche che ci sia una quota di italiani sfinita da tutto questo, che non ha proprio nessuna voglia di infilarsi nel tunnel di un nuovo caso Noemi o D'Addario. Penso però anche che questi italiani, io fra loro, costituiscano una minoranza. La verità è purtroppo che il voyeurismo del nuovo medioevo mediatico è lo spirito del tempo. In tv, nei siti internet e suo giornali quel che è successo nel garage di Sarah Scazzi suscita un interesse enormemente più alto delle vicissitudini di un precario della scuola, di un artigiano alle prese col fisco, di un laureato disoccupato o del diario di un operaio di Pomigliano. Figuriamoci la nuova kermesse erotica di palazzo Chigi denominata bunga bunga. Un tormentone. Un boom di accessi ai siti. Non si parla d'altro. Su questo stesso giornale: mentre (poche) lettere e mail ci chiedono di ignorare queste miserie e continuare ad occuparci del Paese, migliaia di lettori e di utenti del web vanno a cercare le foto di Ruby. E' questo l'esito del ventennio che abbiamo attraversato: immondizia televisiva, impoverimento economico, nessuna alternativa reale al reality show. Torna a casa in tutta fretta c'è il Biscione che ti aspetta. Parabole e miseria.Due parole, per concludere nel merito della storia. Gli insegnamenti del giorno, ad uso collettivo, sono che: se a rubare è la nipote di Mubarack va rilasciata immediatamente, se non è nipote di nessuno resta dov'è. Se è il presidente del Consiglio a frequentare una minorenne è un uomo non è un santo, fa del bene a chi ha bisogno: se siete voi andate in galera. Se è un direttore di Tg a procurare le ragazze sta facendo un favore a un amico, cosa c'entra la prostituzione. Se nelle stanze del premier si fa bunga bunga - rituale tribale di sesso anale collettivo, lo dico per quei tre o quattro che non lo avessero appreso ieri - nessuno osserva che è l'Italia ad essere messa in ginocchio, lei sì, collettivamente: le due paroline diventano un divertente tormentone sul web, barzellette alla radio, allusioni e risate. La storia di Ruby è quella di una giovane deviante, una ragazza disadattata: fughe, ricoveri in case famiglia, denunce per furto. Davvero una ragazza che avrebbe bisogno di aiuto. Ma non del genere che ieri il presidente del Consiglio ha confermato di averle fornito. Il modo per aiutare una minorenne che ruba non è farla uscire dalla porta principale di una questura accompagnate dal pronto intervento di un'igienista dentale fatta eleggere consigliera in Lombardia. E' indirizzarla verso un luogo dove possa, finché è in tempo, trovare una strada. Migliaia di giovani, non solo marocchini, ne hanno bisogno proprio in questo momento. Vorremmo un governo che si occupasse di immigrati e di ladruncoli anche se non portano la quarta di reggiseno. Che garantisse integrazione per chi lo merita e sanzioni per chi no. Sicurezza e insieme coesione. Opportunità ai meriti, punizione ai demeriti. Ma come vedete questo non è il linguaggio delle notti di Arcore, né dei suoi giorni. Non fa ridere: non ci sono negri con membri giganti che sodomizzano nessuno, in questa proposta. Dunque chiudiamo pure le Camere, tutte tranne la camera da letto. La sua, naturalmente: in attesa della prossima barzelletta sui negri e sugli ebrei, bunga bunga e bongo bongo. Vediamo dove porta. Magari al Quirinale, Ruby e le altre al posto dei corazzieri proprio come piace al Colonnello, chissà.



http://concita.blog.unita.it//Statista_bunga_bunga_1687.shtml

Sabrina Manente al Candiani 12 11 11 20 45


Sabrina Manente Una serata a scopo benefico, mi farebbe piacere la vostra partecipazione e con l'occasione stringerci la mano...ci saranno 8 mie poesie, oltre a quelle del poeta Mario Gervasi... e in anteprima del mio nuovo libro, sarà recitata anche la poesia, per il mio NO ALLA PEDOFILIA, emozioni fortissime, versi senza proibizioni.
Vi aspetto un abbraccio Sabrina

lunedì 18 ottobre 2010

Buon autunno da Gaia news


GAIA news d'autunno
notizie dall'Ecoistituto del Veneto
ottobre 2010

Per leggere Tera e Aqua n.60 di ottobre - novembre 2010 clicca qui:
http://www.ecoistituto-italia.org/cms/files/Tera%20e%20aqua%2060.pdf

- in prima pagina cronaca e commenti dalla manifestazione di Verona contro un altro inceneritore, con ben 5 foto
- in seconda l'invito di Toio e mio a partecipare domenica 14 novembre al 23°raduno in Palantina in difesa della foresta del Cansiglio,

- in quarta le proposte di Stefano Boato su Venezia, Mestre e laguna, in alternativa a cemento, grattacieli, Mose, sublagunare e altre porcherie

- in quinta il programma del Convegno "Verso il Piano reg. dei Rifiuti Speciali" che Rete Ambiente Veneto e Comitati Rifiuti Zero organizzano con Regione Veneto, Province di Treviso e Venezia venerdì 26 novembre pomeriggio, nella sede della Prov.di Treviso a S.Artemio

- in sesta riflessioni ad alta voce del vescovo di Caserta, di p. Alex Zanotelli e una decina di altri/e religiose/i sulla guerra "di pace..." in Afghanistan

- in settima il racconto della Fiera di Gaia del 19 settembre scorso, per chi non ha potuto esserci
e infine due poesie e la lista delle bravissime persone che in questo mese hanno inviato o portato anche solo un piccolo contributo per Tera e Aqua (e tu?)


Se vuoi vedere l'indice e la copertina del numero d'autunno 2010 della nostra rivista trimestrale GAIA clicca qui:
http://www.ecoistituto-italia.org/cms/?q=node/515

nel sito http://www.ecoistituto-italia.org/ puoi trovare i Tera e Aqua precedenti, tutti gli indici di Gaia, e molti altri documenti, articoli, appuntamenti
buona lettura
Michele Boato

martedì 12 ottobre 2010

L'ITALIA NON VUOLE IL NUCLEARE


RISPOSTE DALL’ITALIA
Nucleare? No, grazie.

Sono passati 23 anni da quando una marea di “si” referendari seppellì il nucleare italiano sull’onda emotiva del disastro di Chernobyl.
Quasi l’80% degli elettori optò per la chiusura delle centrali, anche se i quesiti non la chiedevano esplicitamente, e da allora è cambiato poco, almeno a giudicare dai risultati del nostro sondaggio. Sette italiani su dieci continuano ad essere favorevoli alla sostituzione del nucleare con altre fonti energetiche, forse anche sull’onda di un entusiasmo comprensibile ma a volte ideologico e forse troppo idealistico per le rinnovabili. E solo uno su quattro ritiene che resterà una fonte energetica importante in futuro.
A due anni e mezzo dall’annuncio di Claudio Scajola sul ritorno al nucleare, dunque il paese sembra ancora decisamente contrario all’opzione. E l’avversione appare anche più seria se si pensa che più di un terzo di coloro che hanno risposto alle nostre domande sono lettori di “Le Scienze”, la rivista fondata da Felice Ippolito, padre del nucleare italiano.
Rispetto al resto del mondo, gli italliani sono i più severi oppositori al nucleare, seguiti dai tedeschi, con il 68%. Ciò nonostante, di recente il governo di Angela Merkel ha deciso di estendere di 12 anni la durata di alcuni impianti, superando la data del 2022 che era stata fissata per la dismissione delle centrali tedesche. Ancora più sorprendente è il fronte del no nuke in Francia ed in Giappone (in entrambi supera il 40%), i due paesi che hanno puntato con più decisione sul nucleare, rispettivamente con 59 e 54 reattori operativi o in costruzione al giugno 2010.
Mi sembra piuttosto inspiegabile, invece, il dato sulla fiducia negli scienziati sia rispetto al nucleare che rispetto alle rinnovabili. Per le seconde, la fiducia è quasi plebiscitaria, ma anche per il primo più di un italiano su due dice di credere nell’opinione degli esperti.
Ma quali esperti? Si pone perciò una questione che qui da noi investe un po’ tutta la vita sociale e tutti gli interesse generale.
L’impressione è che in un paese in cui i ministri sono chiamati a fare gli esperti di calcio e le soubrette a dare contributi in politica non ci sia più nessuno che sa stare al suo posto e ascoltare chi ne sa più di lui. E questo non è di certo di aiuto all’opinione pubblica per farsi un’idea priva di pregiudizi ideologici su temi che determineranno il futuro di tutti.
Marco Cattaneo
Da “Le Scienze” di Ottobre 2010 edizione italiana di Scientific American

Questo articolo, di un mensile che non ha mai nascosto le sue simpatie per il nucleare, è emblematico di una situazione che rasenta il paradosso: Un governo che si fa vanto di essere stato voluto e di seguire il volere popolare fa scelte che sono contrarie al volere popolare stesso.
Esplicito, l’estensore dell’articolo, nelle sue impressioni quanto purtroppo corrispondenti a realtà.
C’è da chiedersi come fanno, ministri, sottosegretari, onorevoli, subissati dal lavoro proveniente da una situazione allarmante della vita socio politica italiana a trovare il tempo per essere “sempre” presenti in tutti i media.
Di Giuseppe Papazzoni

venerdì 1 ottobre 2010

Vasco Rossi - Sally

LA NON VIOLENZA OGGI IN ITALIA


Michele Boato
LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA.
Rielaborazione dell’ntervista di Paolo Arena e Marco Graziotti
pubblicata sul quotidiano telematico “La nonviolenza in cammino” il 31 agosto 2010

- Come e' avvenuto il tuo accostamento alla nonviolenza?
- Mi sono avvicinato alla nonviolenza dal 1972, quando, a 25 anni, ho cominciato a capire, durante un convegno nazionale semi-clandestino di Lotta Continua a Rimini, il suicidio umano e culturale della prospettiva della “guerra di popolo”, tipo Irlanda del Nord (Ira) o Paesi Baschi (Eta), che veniva proposta con sempre maggior insistenza da una buona parte del gruppo dirigente, forzando in senso insurrezionalista la lettura delle lotte di quegli anni (dai cortei della Fiat del '69, alle barricate delle imprese d’appalto di Marghera del '70, alle lotte dei carcerati e dei soldati, fino ai moti per Reggio Calabria capoluogo). Cosi' Lotta Continua tendeva ad assumere (ma per fortuna si e' sciolta prima) i connotati di un partitino leninista, gerarchizzato, con un “servizio d’ordine” numeroso ed aggressivo, tradendo l’ispirazione antiautoritaria (Rosa Luxemburg) con cui l’avevamo costruita, anche a Venezia e Marghera, nell’autunno del 1969.
*
- Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per te, e perche'?
- Con Alex Langer ho avuto molte occasioni di collaborazione, prima in Lotta Continua, poi nei Cristiani per il Socialismo, infine nei Verdi: l'attenzione agli interlocutori (“amici” o “avversari”), la volonta' di costruire ponti tra culture, societa', gruppi diversi, la fiducia nella forza della verita', della denuncia, della proposta chiara anche se apparentemente impossibile: queste alcune delle caratteristiche che fanno di Alex un vero amico della nonviolenza.
Papa Giovanni, il “contadino” che sbaraglia le piccole macchinazioni della Curia romana dando voce alla base della chiesa dei cinque continenti, convocando il Concilio ecumenico Vaticano II: il colloquio con i carcerati di Roma, le parole chiare della Pacem in Terris, l'azione decisa e insieme diplomatica per impedire che la crisi dei missili a Cuba facessero di Kennedy e Krusciov gli assassini dell'ntera umanita'.
Il Cristo di “chi e' senza peccato scagli la prima pietra”, di “e' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli”, il Cristo di “porgi l'altra guancia” e quello che scaccia i mercanti dal tempio, salvo poi insegnare che per pregare non servono i templi.
Francesco d'Assisi che mostra con i fatti cosa significhi il messaggio evangelico e disarma anche i piu' violenti con la parola e la coerenza.
Don Lorenzo Milani che mi ha aperto il cervello sulla realta' delle guerre, con la sua Lettera ai capellani militari.
Infine il Gandhi della marcia del sale, della disobbedienza nonviolenta di massa e dell'arcolaio dell'economia locale.
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- Quali libri consiglieresti di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Alex Langer, Il viaggiatore leggero, Sellerio: il meglio dei messaggi di Alex, con frequenti riferimenti a Ivan Illich, Leonardo Sciascia, Adriano Sofri, Petra Kelly.
Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi: antologia degli scritti piu' importanti con un'ottima introduzione di Giuliano Pontara, forse il miglior divulgatore di Gandhi.
Bernhard Haering - Valentino Salvoldi, Il Vangelo che ci guarisce. Dialoghi sulla nonviolenza. Edizioni Messaggero di Padova: dialogo-intervista al coraggioso moralista, precursore dei Beati i costruttori di pace.
Malalai Joya, Finche' avro' voce, Piemme: La lotta di una giovane donna afgana contro i signori della guerra e l'oppressione delle donne afgane. Una visione straordinariamente chiara della criminalita' di questa ennesima guerra.
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- Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia ti sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?
- Le moltissime iniziative di donne contro la guerra e le violenze in Afghanistan, in Kossovo-Serbia-Bosnia, in Iran, negli Stati Uniti, in Colombia, Cile e altri stati latinoamericani, in India e Pakistan.
La lotta No Tav piemontese. Le iniziative antinucleari di GreenPeace in tutto il mondo.
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- In quali campi ritieni piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
- Sia nella difesa dei diritti umani dove sono piu' calpestati, sia nella denuncia dell'inutile crudelta' delle guerre, sia anche nell'impedire l'autodistruzione ecologica della specie umana.
C'e' ancora un bel pezzo di mondo che vive in assenza di democrazia, liberta' e giustizia: comanda chi ha soldi ed armi.
C'e' un altro pezzo, piu' esteso (anche nella nostra Italia), dove la democrazia c'e' solo di nome, ma comandano bande di violenti (piu' o meno legalizzate) al soldo di padroni piu' o meno occulti.
Il cammino verso la liberta', la giustizia e la democrazia e' lentissimo, pieno di soste e brusche retromarcie; non sara' mai terminato e ci sara' sempre qualcuno che vuole sopraffare gli altri.
L'impegno sociale e nonviolento tende a concentrarsi su questo orizzonte, a partire dalle peggiori situazioni di dittatura, mafia e guerra.
Ora pero' al problema della pacifica convivenza si aggiunge quello della pura e semplice sopravvivenza: ogni anno intere popolazioni sono decimate o rischiano la morte per carestie, mancanza d'acqua potabile, epidemie e sempre piu' frequenti disastri atmosferici.
Anche se per millenni gran parte della popolazione mondiale e' vissuta in condizioni di schiavitu' (o servitu' della gleba o simili), mai nella storia dell'umanita' si e' verificata una emergenza sociale e sanitaria cosi' estesa, con la migrazione di milioni di persone all'anno da situazioni di fame e miseria verso luoghi in cui c'e' il miraggio della sopravvivenza.
Questa situazione ha diverse cause: lo sfruttamento di vastissime aree geografiche da parte di alcuni stati o societa', piu' forti militarmente ed economicamente; un rapidissimo aumento della polazione, specie nelle aree “deboli”; la desertificazione di zone sempre piu' vaste, provocata sia dai cambiamenti climatici che dalla distruzione delle foreste e dal colonialismo alimentare-monocolturale.
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- Quali centri, organizzazioni, campagne segnaleresti a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Casa per la nonviolenza di Verona, Casa per la pace di Vicenza, Mir di Brescia, Centro Regis di Torino, Casa per la pace di Firenze, Beati i costruttori di pace di Padova, Ecoistituto del Veneto di Mestre, Centro di ricerca per la pace di Viterbo.
Campagne: Acqua bene comune, Non abbiamo bisogno del nucleare, No alle basi Usa in Italia: Aviano, Vicenza, Ghedi e le altre.
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- Come definiresti la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
- Lotta per la giustizia e una societa' sobria, con la forza della verita', la coerenza personale, la solidarieta' e il coraggio di non cedere a opportunismi e settarismi.
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza e femminismo?
- Il femminismo e' una delle incarnazione della nonviolenza, particolarmente importante non solo nei paesi in cui le donne non godono di alcun diritto, in Asia e in Africa, ma anche in tutto il resto del mondo, Italia compresa.
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza ed ecologia?
- Ecologia e nonviolenza sono sorelle siamesi: l'una non puo' vivere senza l'altra.
Un'ecologia dirigista, che si basa solo su leggi e divieti, non ha alcun futuro: il pianeta (anzi, la specie umana) puo' avere un futuro solo se un nuovo stile di vita, sobria e solidale, si afferma, con la forza della verita', nelle menti e nei cuori delle popolazioni, “ricche” e “povere”.
Ma anche una visione nonviolenta che si limiti all'antimilitarismo non ha futuro: non basta che cessino le guerre aperte per realizzare una societa' piu' giusta e un mondo dove non si debba morire di siccita' e di fame.
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Come il femminismo e l'ecologia, anche la lotta per i diritti umani e' una incarnazione della nonviolenza, che in una grande parte di aree del pianeta (dal Tibet alla Cecenia, dall'Iran alla Palestina e l'Afghanistan) assume addirittura la massima priorita'. In Italia l'impegno antirazzista assume grande rilevanza in questi anni di sbornia anti-immigrati.
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza e lotta antimafia?
- Nonviolenza significa anche democrazia e giustizia: esse sono calpestate, derise, annullate dall'imperversare di bande mafiose, armate e violente, in larghe aree dell'Italia (e non solo: basta pensare all'Abania, alla Moldavia alla Russia).
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?
- Lo sciopero, a partire dall'Aventino della plebe romana contro i privilegi dei patrizi, e' una delle piu' importanti tecniche nonviolente; forse pero' i sindacati non ne hanno molta consapevolezza e non e' raro, nei picchetti o nelle assemblee operaie, sentire irridere la nonviolenza.
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?
- Troppe volte viene teorizzata ed utilizzata la violenza, con giustificazioni che si rivelano sempre piu' inconsistenti.
Questo ha indebolito per decenni la giusta lotta del popolo Palestinese, di quello Basco, della popolazione dell'Irlanda del nord, del Messsico (Chiapas), di Kossovo e Bosnia. Gli esempi delle Filippine di Cory Aquino, della Polonia di Solidarnosc, dell'India di Gandhi, dei neri di Martin Luther King nel Sud degli Usa, della caduta del muro di Berlino mostrano la strada. Quella che perseguono Malalai Joya in Afganistan, Aung San Suu Kyi in Birmania, il Dalai Lama del Tibet, che ha perseguito Rugova in Kossovo.
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza e pacifismo?
- La nonviolenza comprende anche il vero pacifismo, quello che lotta per la pace senza doppi fini e senza compromessi. Ma non si esaurisce in esso: c'e' una visione nonviolenta dell'economia ((il microcredito di Muhammad Yunus ne e' un esempio), della scuola (Maria Montessori ne e' stata una maestra), della medicina ecc.
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza e antimilitarismo?
- Il nonviolento e' assolutamente antimilitarista, ma non tutti gli antimilitaristi sono nonviolenti: in certi cortei contro la guerra dell'Iraq mi vergognavo di tanti slogan truculenti gridati a squarciagola e ossessivamente.
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza e disarmo?
- Il Costarica dimostra, nonostante si trovi in una zona piena di conflitti, che il disarmo, non solo nucleare, ma proprio l'abolizione dell'esercito non e' una pia illusione.
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?
- Anche nella difesa della salute valgono i principi nonviolenti della verita', giustizia, minima sofferenza. Quindi rapporti corretti tra malati e medici o sanitari, decisioni chiare e condivise, prevenzione prima che cura, accesso ugualitario alle cure, cure il più possibile naturali e reversibili.
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza e psicoterapie?
- Ancora piu' importanti sono i principi nonviolenti nella cura della mente, dove nei secoli si sono viste le peggiori pratiche, dal ripudio all'esorcismo, dalla caccia alle streghe agli elettrochoc, dall'imprigionamento alle sevizie e violenze quotidiane. La lotta di Franco Basaglia e di tanti suoi amici e collaboratori e' stata una delle piu' importanti esperienze nonviolente a livello mondiale: va difesa e sviluppata perche', a trenta anni dalla sua morte, la scienza ufficiale spinge per tornare alle pratiche violente da lui fatte abolire.
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- Quali rapporti vedi tra nonviolenza e informazione?
- Se nonviolenza e' la forza della verita', e' fondamentale poter comunicare la denuncie e proposte ai soggetti che debbono liberarsi dalle catene. I mezzi di comunicazione di massa sono importanti, ma spesso non sono liberi di dire la verita', dipendono da chi deve mantenere la popolazione nell'ignoranza per poter fare meglio affari non sempre puliti. Quindi vanno usati senza pero' farne l'unico strumento di comunicazione.
La nonviolenza crea suoi canali diretti, le reti di persone, le riviste, le radio libere, i siti internet, le mailing list. Questi canali vanno gestiti con molta cura, devono essare il piu' possibili aperti alla partecipazione popolare, mantenendo pero' stretta vigilanza su possibili abusi e strumentalizzazioni di persone o gruppi ostili alla nonviolenza.
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- Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?
- C'e' un filone nonviolento, nella storia della filosofia, che collega Socrate, Seneca, Cristo, Agostino, Hildegarda di Bingen, per arrivare fino a Kant, Schopenhauer, Kierkegaard. Tolstoi, Hannah Arendt, Teilhard de Chardin.
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- Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?
- Cristianesimo e Buddismo sono intrisi della nonviolenza dei loro fondatori, Cristo e Siddartha, anche se il Buddismo l'ha conservata molto piu' accuratamente, mentre il Cristianesimo e' stato, ed e' ancora, infettato ripetutamente da militarismo, corruzione, ragion di stato, imperialismo, razzismo e maschilismo.
Confucianesimo, Induismo, Ebraismo ed Islam hanno avuto, ed hanno tuttora, rapporti alterni con la nonviolenza, corsi e ricorsi, diverse interpretazioni fino alle strumentalizzazioni di stile talebano dell'Islam in Afghanistan, Iran, Arabia e Pakistan, e di stile fondamentalista dell'Ebraismo in Israele.
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- Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?
- Steiner e Montessori (solo per citare i piu' noti) sono espressione di una crescente influenza della nonviolenza nella pedagogia occidentale; il Dalai Lama e' un esempio della diffusissima pedagogia nonviolenta nel mondo orientale.
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- Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?
- Le riflessioni del premio Nobel indiano Amartya Sen sulla necessita' della democrazia per un vero sviluppo sono abbastanza significative. Molto piu' importanti le esperienze concrete e le relative teorizzazioni del Nobel bengalese Muhammad Yunus sul microcredito e la capacita' di riscatto di milioni di “poveri” che si uniscano e trovino la forza di liberarsi dal cappio, non solo economico, degli strozzini.
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- Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?
- L'importanza del diritto alla disobbedienza alle leggi ritenute ingiuste, fortemente rivendicato, anche con una breve prigionia, da Thoreau autore del fondamentale “La disobbedienza civile”, per non parlare di Gandhi e di don Milani che con la sua “L'obbedienza non e' piu' una virtu'” ha illuminato le menti di migliaia di persone, non solo italiane.
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- Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?
- Il valore assoluto della vita umana, nel comandamento “tu non uccidere”. Ma anche il valore della vita animale, i diritti degli altri animali, l'abominio dell'ucciderli per divertimento o per “sport”, come nella caccia moderna, la proposta vegetariana e, comunque, l'eliminazione di ogni sofferenza evitabile.
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- Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?
- La non neutralita' ne' della scienza ne', tantomeno, delle sue applicazioni pratiche. L'autocritica di Albert Einstein circa la fissione nucleare e i suoi immediati utilizzi militari e' il momento piu' alto di questa riflessione, che ha poi avuto nel filosofo inglese Bertrand Russell una compiuta teorizzazione.
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- Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?
- Un forte ridimensionamento dell'esaltazione acritica della rivoluzione francese e di tutte le altre azioni militari (da Cesare a Alessandro Magno, fino a Napoleone, alla rivoluzione russa e alle guerre mondiali) che riempiono i libri di storia, fatti studiare ai ragazzi di tutto il mondo. Parallelamente una valorizzazione delle iniziative sia individuali che di massa che hanno portato a cambiamenti sociali importanti senza alcun uso di violenza: dalla regina d'Egitto Hatshepsut alla democrazia ateniese, dall'Aventino al martirio di Cristo, dai primi obiettori cristiani al servizio militare romano all'incontro di Francesco col sultano (sempre che non si tratti di un falso storico, come una recente storiografia propone), e poi la cooperazione operaia e gli scioperi dell'800, la diserzione di massa durante la prima guerra mondiale, i movimenti gandhiani, fino a Solidarnosc, il '68 in occidente e all'est, la caduta del muro di Berlino e dell'impero sovietico, il Costarica, le Filippine, il Kossovo di Rugova, il Tibet e la Birmania di Aung San Suu Ky e dei giovani monaci buddisti.
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- Tra le tecniche deliberative nonviolente ha gran importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzeresti?
- Di fronte a decisioni delicate e impegnative, non si puo' affidarsi al gioco delle maggioranza; serve una discussione che approfondisca le ragioni, anche molto diverse, di tutti gli interessati, e punti a raggiungere una decisione che non escluda alcuna buona ragione, ma solo le proposte incompatibili con i principi della nonviolenza.
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- Tra le tecniche nonviolente nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritieni piu' importanti?
- Annunciare pubblicamente le proprie ragioni, intenzioni e iniziative, in modo da rendere piu' difficile la reazione violenta basata sulla (dichiarata) paura di violenze, atti terroristici o sabotaggi.
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- Come caratterizzeresti la formazione alla nonviolenza e l'addestramento all'azione nonviolenta?
Per la formazione serve una forte conoscenza storica dei movimenti e delle lotte nonviolente e dei principi etici che li sostengono, associata a esercitazioni pratiche il piu' realistiche possibili e, poi, inserimento in programmi concreti a carattere locale su razzismo, maschilismo, bullismo, disinformazione, inquinamento, violenza verso pedoni e ciclisti, oppure verso animali o alberi.
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- Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali ti sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Nel Veneto operano una serie di radio libere molto legate alla nonviolenza: Radio Cooperativa (legata ai Beati i costruttori di pace di don Albino Bizzotto), Radio Gamma 5, ispiratrice di decine di iniziative soprattutto ecologiste e antirazziste, Radio Base popolare di Mestre e Radio Popolare di Verona.
Poi c'e' MultiMedia Record, un gruppo guidato dal giornalista Marco Massimo Rossi che produce, in strettissimo contatto con i comitati e le associazioni locali, molti materiali televisivi che vanno sia su Internet che nelle reti televisive locali che li accettano.
Ci sono poi le due riviste che sono legate all'Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”: "Gaia. Ecologia, nonviolenza, tecnologie appropriate" (trimestrale a carattere nazionale) e "Tera e Aqua" (bimestrale a carattere regionale), in cui sono impegnato quasi a tempo pieno.
A livello nazionale, oltre ad "Azione nonviolenta" diretta da Mao Valpiana, c'e' "QualeVita", ottimo periodico abruzzese diretto da Pasquale Jannamorelli, "Natura oggi", mensile di Pro Natura piemontese, in stretta collaborazione col Centro Sereno Regis diretto da Nanni Salio e "AAM - Terra Nuova" che tratta soprattutto di alimentazione e della salute. Poi c'e' il quotidiano telematico "La nonviolenza e' in cammino" curato da Peppe Sini
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- Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario ti sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- I corsi tenuti da Alberto L'Abate a Ferrara e poi a Firenze, con Lorenzo Porta, Fulvio Manara a Bergamo, Nanni Salio a Torino, Tonino Drago a Pisa, Giuliana Martirani a Napoli, Enrico Euli a Cagliari
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- I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza. Come potrebbero migliorare qualita', percezione ed efficacia?
- Affrontando i temi piu' scottanti con proposte forti, precise e coordinate in tutta Italia, come fece Marco Pannella con le marce antimilitariste a favore dell'obiezione di coscienza negli anni '70 e col divorzio qualche anno dopo; come ha fatto Alex Langer negli anni '80 sui temi della guerra nella ex-Jugoslavia, come fa don Luigi Ciotti sul tema della mafia con le cooperative di Libera. Ora e' il momento dell'opposizione al nucleare e delle alternative rinnovabili.
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- I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento?
- A rete, come aveva iniziato bene Lilliput, perdendosi poi in burocratismi, non allargandosi, ma chiudendosi.
Soprattutto pero' una rete funziona se ha degli obiettivi comuni, con scadenze e iniziative coordinate, come ha dimostrato la recente ottima riuscita della raccolta firme per i referendum contro la privatizzazione dell'acqua.
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- I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione?
- Serve un forte coordinamento e potenziamento della presenza su Internet: e' uno strumento che puo' dare grande spazio alla democrazia, all'informazione pulita, alla costruzione delle reti locali e planetarie.
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- Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?
- Nonviolenza non e' solo antimilitarismo, ma lotta per la giustizia e i diritti umani.
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- Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?
- Aldo Capitini, dopo aver combattuto la dittatura fascista, era pero', giustamente, scettico verso i partiti e la sola democrazia rappresentativa: proponeva il potere di tutti, da lui battezzato Omnicrazia. Si tratta della democrazia diretta, che da' voce e potere a tutti. Nella nostra Costituzione invece c'e' solo il referendum abrogativo e, solo in una parte dei Comuni, i referendum locali consultivi. Occorre invece guardare, in termini creativi, alle esperienze dei cantoni e delle citta' svizzere, e, piu' recentemente, di molti Stati del Nord America, della Baviera e ora anche di molte citta' sudamericane, dove la partecipazione popolare e' stimolata ed organizzata con periodici referendum decisionali, senza quorum, o con quorum del 20-30%.
Finora in Italia questo tema ha sfondato in una decina di comuni dell'Alto Adige - Sud Tirol.
Qualche successo hanno avuto in alcune piccole citta' delle liste civiche che fanno della vera partecipazione il loro tema e strumento principale. Molto meno trasparenti le iniziative dei seguaci di Grillo, appunto perche' sostanzialmente dirette e condizionate dal capo genovese e, soprattutto, dal suo apparato milanese.
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- Nonviolenza e cultura: quali rapporti?
- Scrittori come Pier Paolo Pasolini, poeti come David Maria Turoldo, attori come il Benigni di “La vita e' bella” o il Ben Kingsley del film “Gandhi” hanno una forza di penetrazione nella formazione di milioni di persone.
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- Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?
- In Italia il riferimento di alcune forze politiche (Radicali, Verdi e poi anche Rifondazione comunista) alla nonviolenza non e' mai stato molto convincente; troppi compromessi, soprattutto sulle guerre in Bosnia, Iraq e Afghanistan.
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- Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?
- I sindacati spesso non sono consapevoli della natura profondamente nonviolenta dello sciopero come non-collaborazione, e in generale della loro missione di difesa dei diritti non solo economici di larga parte della popolazione.
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- Nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?
- Come la poesia, la letteratura (Tolstoi per tutti) e i film, anche le altre arti, dalla pittura alla scultura, dalla musica al teatro, alla danza, alla fotografia, possono essere eccezionali veicoli del messaggio nonviolento: basta ricordare le foto dei bambini vietnamiti durante i bombardamenti, una canzone come Imagine di John Lennon o un quadro come Guernica di Picasso.
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- Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella tua esperienza essa si e' data?
- Decine di iniziative delicate (denunce di soprusi o di scempi ambientali, proposte azzardate a personaggi influenti ecc.) non avrei potuto condurle a termine senza l'aiuto di persone sinceramente amiche, che si sono spese, spesso rischiando grosso, in nome di un comune sentire, ma soprattutto di una comune amicizia.
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- Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione?
- Come si puo' essere nonviolenti se non si crede nell'assoluta uguaglianza di diritti di tutte le persone, senza differenze di razza, sesso, eta' o idee politiche e religiose? Non c'e' forse nulla di piu' antitetico alla nonviolenza del razzismo nelle sue varie forme.
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- Nonviolenza e politica: quale relazione?
- Politica significa interessarsi della polis, del bene comune della citta' e dei suoi abitanti. Un nonviolento non puo' che fare anche politica, ma puntando alla vera democrazia, al potere di tutti, non dei “nostri”.
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- Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?
- E' forse la prova più difficile, passare dalla teoria ai fatti 24 ore su 24. In casa con coniuge e figli, sul lavoro con colleghi, superiori ed eventuali subalterni (o con gli studenti per un insegnante, come nel mio caso). Debbo dire che nei miei vent'anni di insegnamento alle superiori, avere rapporti di rispetto e paritari con gli studenti mi e' stato facilissimo e mi ha procurato quasi solo enormi soddisfazioni, pochissimi inconvenienti con qualche collega e preside.
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- Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?
- E' dal lontano 1969 il mio impegno principale: sento la violenza a Gaia, nostra madre terra, come fatta a me stesso. E di fatto e' cosi', anche se i piu' ancora non ne sono pienamente coscienti. Il territorio e' l'aria che respiriamo, che manteniamo piu' pulita se, con gli Amici della bicicletta, riduciamo il traffico automobilistico; sono gli alberi che ci regalano l'ossigeno, che difendiamo con tutti i mezzi con l'associazione AmicoAlbero; e' l'acqua che beviamo e scorre in laguna e nel mare, che cerchiamo di mantenere pulita con Medicina Democratica, l'Ecoistituto ecc. ecc.
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- Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?
- Alla fine le cose che contano di piu' nella vita sono proprio i rapporti con le persone vicine: le rotture traumatiche sono la prima causa delle malattie depressive e dei suicidi. Imparare a convivere anche nei momenti difficili, non alzare i toni, non usare parole pesanti e' talvolta difficile, ma ti puo' salvare la vita.
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- La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?
- Non c'e' solo il “tu non uccidere”, ma anche il dovere di accompagnare le persone all'ultimo passaggio, in modo da alleviarne al massimo il dolore.
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- Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?
- Lo sciopero della plebe romana sull'Aventino, la marcia del sale gandhiana, il boicottaggio nero degli autobus di Montgomery con Martin Luther King, Solidarnos polacca, la rivoluzione filippina di Cory Aquino.
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- Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?
- Moltissime ottime esperienze locali, senza un comune orizzonte ne' punto di riferimento e tradite dal bluff di Obama.
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- Quale e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia?
- La partecipazione dell'Italia a guerre in sfregio alla Costituzione, la presenza ancora nel nostro suolo di basi militari, anche nucleari, straniere e il loro rafforzamento a Vicenza, con l'aperto appoggio di governi sia di destra che di “sinistra”; il diffondersi di cultura e iniziative razziste nel Nord e mafiose soprattutto nel Sud, la dice lunga sul deficit di coscienza e di iniziativa di massa in Italia.
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- E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? - Assolutamente inadeguato, casuale, inefficiente.
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- Quale ti sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?
- A livello di massa non se ne conosce quasi la parola.
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- Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una conoscenza adeguata della nonviolenza?
- Lotta alla presenza italiana in Afghanistan, lotta al razzismo, lotta alla mafia, piano nazionale solare contro il ritorno al nucleare “civile” e militare.
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- Nonviolenza, linguaggio e stili di vita: quale relazione?
- Un linguaggio nonviolento e' parte fondante di uno stile di vita e di ogni iniziativa nonviolenta.
Uno stile di vita sobrio e' essenziale per dare credibilita' alla proposta teorica nonviolenta.
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- Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni?
- La proposta gandhiana e nonviolenta non si limita all'antimilitarismo, ai diritti umani, al diritto all'indipendenza delle nazioni: va al cuore del modello economico e sociale, propone la produzione e il consumo locale-regionale, l'artigianato, l'agricoltura biologica, la cooperazione e la sobrieta'.
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- Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni?
- Ecologia e nonviolenza sono, sempre di piu', un tutt'uno, sia a livello locale che planetario: non c'e' distinzione tra la violenza fatta ad un essere umano e quella fatta alla natura.
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- Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali conseguenze?
- Il villaggio gandhiano non e' una esperienza trasportabile tal quale nel resto del mondo, ma se ne puo' trarre ispirazione: nelle nostre citta' la proposta mi pare quella del distretto di economia locale, una rete di reciproco sostegno non solo economico che puo' creare dei “villaggi” virtuali, nell'ambito di ambienti urbani di grandi dimensioni, tendenzialmente anonimi e aggressivi.
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- Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, misericordia: quali conseguenze?
- Nonviolenza non e' solo attivita' politica e collettiva, ma anche rapporti interpersonali paritari, solidali, rilassati e tendenti all'amicizia.
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- Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni?
- La proposta della sobrieta' sia negli stili di vita individuali che in quelli sociali deriva dalla coscienza che abbiamo superato di molto il limite di sopportazione della terra, consumiamo le risorse rinnovabili di un anno nei primi otto mesi scarsi dell'anno, stiamo rubando le risorse e la vita stessa alle prossime generazioni: tutto cio' e' una enorme violenza verso Gaia e verso i nostri discendenti.
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- Nonviolenza come cammino: in quale direzione?
- Cerchiamo di camminare verso societa' piu' giuste sia nei rapporti umani che in quelli planetari.
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- Potresti presentare la tua stessa persona a un lettore che non ti conoscesse affatto?
- Il mio impegno principale e' in campo ecologico, sul piano locale (veneziano e veneto) e nazionale (riduzione dei rifiuti, risparmio ed energie rinnovabili). Dal 1973 al 2006 ho insegnato economia alle superiori, con un intervallo di 12 anni in Regione Veneto (consigliere e, per 2 anni, assessore all'ambiente, urbanistica, viabilita' e lavori pubblici) e un anno e mezzo deputato (1987-'88, poi dimissioni per rotazione).
Michele Boato nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la nocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, da sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander Langer", animatore del trimestrale "Gaia" e del foglio locale "Tera e Aqua". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre, contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna "Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori e apprezzato assessore regionale del Veneto. Con Mao Valpiana e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". E' una delle figure piu' significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone dignita' e sensibilita'. Ha curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro: Conserva la carta, puoi salvare un albero; Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl; Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "Tam tam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola; Erre magica: riparare riusare riciclare; In laguna; Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri). Un'ampia intervista a Michele Boato curata da Diana Napoli e' apparsa nei nn. 157-158 di "Voci e volti della nonviolenza".
Paolo Arena ( paoloarena@fastwebnet.it) e Marco Graziotti (graziottimarco@gmail.com) fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.