martedì 28 ottobre 2008

NON C'E' DI CHE AGGIUNGERE...

LA PROFEZIA DI PIETRO CALAMANDREI

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"
Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950

venerdì 24 ottobre 2008

una recente recensione che condivido in pieno ... almeno chi scrive ha letto il libro! grazie.


martedì 7 ottobre 2008

"DESIDERIA": L'EROTISMO DI CLARA CAVERZAN
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Con "Luminal" di Isabella Santacroce, o il corale "100 colpi di spazzola" di Melissa P., ma anche con i racconti densi della raccolta "Free love" di Ali Smith, il filone erotico ha abituato i lettori a una prosa convulsa, da inseguire tra le voci narranti e i loro gerghi diversi, e ha sempre fatto di questi libri un cazzotto nello stomaco e un grumo difficile da sciogliere.
Invece, forse perché è un romanzo, il nuovo "Desideria" per le edizioni Editing, non è certo da considerarsi il lavoro più erotico nel panorama italiano, tanto da suscitare una "condanna" da parte della diocesi per condotta amorale da parte dell'autrice: Clara Caverzan, ex sindaco di un comune italiano vicino Venezia. Verrebbe da porsi una domanda, sul perché tanta sorpresa in Occidente per un libro "falsamente" erotico, se non per il falso cliché che ci vede tutti nemici del sesso?
Un "intenso" tratto erotico apre la vicenda della protagonista: lei vs lei, le sole voci narranti che si alternano nel romanzo con stili diversi. Nella campagna veneziana, nella regione veneta, Desideria, la protagonista, riempie l'intera storia con i soliti fantasmi che compaiono in un qualunque essere umano. Donna, fuso, telaio e intimità domestica: è l'immaginario femminile della Caverzan.
In quarta di copertina si parla di "automatismi quotidiani", "ineluttabilità degli eventi", sentimenti che nascono, muoiono e si trasformano. Così le vicende intime e personali di una famiglia veneta si fondono e si confondono in una storia antica, moderna, post moderna, contemporanea, attuale. Amori, emozioni, sfide, sconfitte e vittorie: nel destino di Desideria.
Che libro è Desideria? Diremmo che all'inizio è un po' sonnacchioso, troppo prolisso nella descrizione che porta inesorabilmente a un falso ammiccamento alla scrittrice cilena Isabel Allende nel suo "La casa degli spiriti"; per poi trasformarsi, magicamente, in emozione pura. E' ben più di un romanzo erotico, nelle oltre duecentocinquanta pagine, abbiamo contato solo tre intermezzi erotici, di cui uno a nostro avviso superfluo e semplicemente irritante, ma ce ne passa da farlo passare come "scandalo erotico" per un sindaco che va a rappresentare un'istituzione e un potere.
E' una storia bella, intrigante, scritta benissimo, con dei personaggi perfetti, facendo apparire bellissima la "campagna veneziana così desolata a tratti e così deturpata nelle sue identità, divorata, come si suol dire, a macchia di leopardo, a piccoli e grandi morsi dai capannoni dei laboratori, delle piccole e grandi industrie".
All'interno delle pagine si cela quella pirandelliana confidenza con l'ipocrisia, (la stessa che è comparsa nella realtà da parte di quanti si celano dietro un falso bigottismo puritano) una famiglia falsamente nobile, sentimentalmente borghese. Un romanzo ben scritto, che ci riporta ai tanti libri di Sveva Casati Modigliani, per il gusto dell'ambientazione e per la semplicità della storia. Certo potremmo dire che il romanzo della Caverzan è più aspro, violento a livello sentimentale, ma è chiaro, molto scorrevole. Un'emozionante storia, in cui il lessico familiare torna a rivivere e coinvolgere il lettore, soprattutto perché si sente la partecipazione stessa dell'autrice, nata e cresciuta proprio in quelle zone.
Per la Caverzan pare essere una dichiarazione d'amore a luoghi, fatti e persone che incantano chi legge. Desideria è una donna affetta da quella predisposizione all'infelicità, come del resto tutti gli altri personaggi: Alberto, un marito succube di un fratello padrone e una madre matrona-matriarcale, la contessa Wanda Maria Ducci De Cennati e di una cognata, Titta, affarista.
Il massimo della verità concentrata nella finzione corporale della vita di Desideria, dove l'apparenza concreta dell'essere femminile si sostanzia nello specchiarsi di una moglie nella figura centrale di una suocera.
"Le storie non finiscono mai... ogni famiglia una storia". Così Clara Caverzan sostituisce all'individuo, la famiglia, inferno e paradiso d'ogni nuora degna di questo nome. E Desideria raccontandosi cerca le ragioni della sua identità, della sua infelicità non di ieri ma di oggi, insieme alla sua insicurezza pregna di malinconia. Dipana così il gomitolo aggrovigliato di una vita di provincia fatta di amori reali, ma di viaggi mentali, all'interno di un paese di provincia, molto ben descritto e così avaro di raccontarsi; di una figura matronale-matriarcale al centro, di un microcosmo interno e segreto. Amori che Desideria insegue per capire la propria identità, per cercarla nel suo profondo, infine per raccontarla, per specchiarsi, per rimirarsi con terribile, incontenibile (ma sempre trattenuta) nostalgia.
E dal naufragio del suo presente la salvano amori immaginari o artefatti che tenta per mettere ordine e chiarezza dove prima era il caos indeterminato e irrappresentabile della vita. La vita, ancora una volta, prima si vive per se stessi, poi, subito dopo, se si ha voglia, volontà e mezzi espressivi adeguati, per gli altri. E allora intorno a "Desideria" si fa il mistero più fitto.
Al primo romanzo Clara Caverzan si scopre essere narratrice di emozioni e stati d'animo, più che d'intrecci ed erotismo.
All'autrice siamo sicuri nel comunicarle che in fondo nelle sue pagine si cela un segreto, una verità mai detta che lega indissolubilmente Desideria al Veneto. Un romanzo per lettori bisognosi di certezze.
da puglialive.net

mercoledì 15 ottobre 2008

ULTIMISSIMA!!! BURQA-NEW

BURQA-NEW

Istruzione
Scuola, classi separate per bambini stranieri

Passa alla Camera un emendamento della Lega sugli studenti immigrati: se non supereranno i test di valutazione finiranno in "classi d'inserimento". Fassino (Pd): sarebbe un errore gravissimo

Per accedere alle nostre scuole i bambini stranieri dovranno sostenere prove di valutazione. Chi non le supererà, verrà inserito in classi particolari (le hanno chiamate “d’inserimento”) per favorire l’apprendimento della lingua italiana, propedeutico all’ingresso nelle classi tradizionali con tutti gli altri studenti. È quanto prevede una mozione della Lega approvata ieri alla Camera nell’ambito della riforma della scuola, che vuole istituire classi “riservate” agli alunni stranieri. La proposta è passata ieri dopo forti polemiche in Aula, ma alla fine la maggioranza l’ha approvata con 265 sì contro 246 no e il suo iter per divetare legge va avanti.
La mozione prevede, inoltre, che l’inserimento degli studenti stranieri nelle classi ordinarie sia consentito solo fino al 31 dicembre di ogni anno, e la loro distribuzione proporzionata al numero complessivo degli alunni. La motivazione, ha spiegato la Lega, è che in classi comuni gli studenti immigrati non apprendono e impediscono di apprendere agli studenti italiani. Ma la mozione spacca la maggioranza: alcuni deputati del Pdl, tra cui il vicepresidente alla Camera Italo Bocchino, si sono dissociati nettamente dalla proposta del Carroccio. E due parlamentari del Popolo della libertà (Alessandra Mussolini e Souad Sbai) hanno chiesto un incontro urgente al ministro Gelmini, allarmate dalla possibilità che “le classi di transizione possano generare disuguaglianze tra studenti italiani e extracomunitari”.
Cota (Lega), serve a prevenire il razzismoPer il capogruppo della Lega alla Camera Roberto Cota è una proposta che “serve a prevenire il razzismo e punta a realizzare una vera integrazione, che oggi non c’è a sufficienza”. E alle critiche piovute da istituzioni e sindacati risponde: “Chi sostiene che vi sia la volontà di discriminare, o non ha letto il testo o è in malafede”.
Fassino (Pd), grave errore istituire classi separate “No a una legge che discrimina i bambini. Mi auguro che la mozione non sia trasformata in legge, e che il centrodestra comprenda che sarebbe un errore gravissimo che produrrebbe effetti drammatici. Quando viene discriminato un bambino, quella discriminazione se la porta dietro per tutta la vita”.
Bonanni (Cisl), emedamento ridicolo“La scuola non può essere la macchietta verso cui si sta andando, perché arriveremo alle scuole per i maschi e per le femmine, per i biondi e per i mori, per il Sud e per il Nord e così via. È davvero ridicolo questo discorso. La scuola pubblica che deve avere come punto cardine l'uguaglianza, il primo luogo di formazione”. Sui provvedimenti presi dall’esecutivo sulla scuola in generale, il leader della Cisl invita il governo “a ripensarci e ad aprire una discussione vera sulla scuola, che riguarda soprattutto i lavoratori che hanno solo la scuola pubblica. Non si può gestire la questione come fosse un'azienda privata. Le riforme hanno bisogno di condivisione perché si decide e si gestisce insieme. Spero che il governo cambi opinione”.
15/10/2008 13:19

SCUOLA SCUOLA SCUOLA SCUOLA SCUOLA SCUOLA




DA: Web orizzontescuola.it Riforme: La cattiva informazione della signora Gelmini

15 ottobre 2008 - CGIL

Piano programmatico del ministro Gelmini. Le carte false che il ministro Gelmini ci somministra da settimane per giustificare i tagli nella scuola. Dati e argomenti usati con disinvoltura, smentendo persino le fonti ministeriali. Le mille ragioni dello sciopero generale che il Ministro finge di non capire.
Sono ormai diversi mesi che il Ministro Gelmini, insieme ad altri suoi colleghi del governo Berlusconi, parla della scuola utilizzando argomentazioni e dati sbagliati. E così per giustificare i pesanti tagli alla spesa per la scuola avanza motivazioni prive di qualsiasi fondamento reale. Non siamo sicuri se scientemente o per incompetenza e superficialità, ma questo non cambia il risultato: la manovra del Governo è una scelta grave e immotivata.
Non siamo gli unici – per fortuna – a rilevare gli “errori” del Ministro.
Anche nel sito del CIDI , infatti, è stato pubblicato nei giorni scorsi un interessante documento scritto da Emanuele Barbieri (già Capo Dipartimento per la programmazione, le politiche finanziarie e il bilancio del MIUR nel precedente governo Prodi) dove vengono smentite, sulla base di dati pubblicati dallo stesso Ministero nei suoi resoconti annuali, tutta una serie di dichiarazioni che il ministro Gelmini continua a snocciolare per tentare, maldestramente, di coprire i tagli di Tremonti.
Ma vediamoli questi argomenti allo scopo di fare chiarezza e, soprattutto, per ripristinare un po' di verità. La spesa per l'istruzione (settore scuola).
Il ministro Gelmini ha ripetutamente affermato che la spesa per l'istruzione, in particolare quella per il personale, è fuori controllo e che negli ultimi 10 anni è aumentata di 10 miliardi a fronte di una diminuzione degli alunni. Che la spesa per l'istruzione in 10 anni sia aumentata è persino ovvio, visto che dal 1997 al 2007 ci sono stati ben 5 rinnovi contrattuali. Ma non è vero è che sia aumentata rispetto al PIL. Al contrario, la spesa dal 1997 al 2007 è diminuita rispetto al PIL dello 0,2-0,3% circa in termini sia di spesa del MIUR che di spesa pubblica complessiva per l'istruzione (MIUR + oneri a carico degli EE.LL.). Oggi siamo al 3.29% contro una media OCSE del 3,8%. Inoltre in Italia va all'istruzione il 9,3% della spesa complessiva, mentre negli altri paesi la quota si aggira intorno al 13,2%. Non è vero, inoltre, che gli alunni siano diminuiti negli ultimi 10 anni: sono invece aumentati di oltre 152.000 unità (+ 2%) mentre il numero dei docenti è diminuito del 2,38%. Quindi non è affatto vero che la spesa per l'istruzione sia fuori controllo . Il 97% della spesa per l'istruzione è destinata agli stipendi del personale.
Sulla base di questa affermazione il ministro richiama sull'urgenza di ridurre il personale, riqualificare la spesa e innalzare le retribuzioni. Ma anche una tale affermazione è del tutto infondata. Dai dati rintracciabili nelle annuali pubblicazioni del MIUR ("La scuola in cifre") emerge che la spesa per gli stipendi del personale è il 74% della spesa complessiva, al di sotto, non al di sopra, della media europea e OCSE (la media OCSE di spesa per il personale è pari al 79,8% del totale). La voce stipendi è circa il 93% del bilancio del MIUR (cioè 39, 2 miliardi su 42 miliardi e 396 milioni di euro totali), su cui pesa l'onere degli stipendi e delle spese di funzionamento. I trasferimenti alle scuole da parte del MIUR sono pari infatti a 3,1 miliardi del suo bilancio, ¼ dei quali per il funzionamento e ¾ per le attività del POF, il resto è spesa per stipendi del personale. Il ministro, nelle sue affermazioni, non vuole tenere conto che ci sono oneri a carico delle Regioni per circa 2 miliardi e 263 milioni di euro e degli EE.LL. per altri 8 miliardi per incombenze, quali edilizia scolastica, trasporto, mensa e diritto allo studio. Delle due l'una: o il ministro dice bugie oppure non sa fare i conti. È più probabile la prima ipotesi perché è più funzionale a giustificare i tagli. La spesa per alunno in Italia è più alta della media OCSE.
Anche su questo il ministro dice bugie oppure è male informata. È vero che in Italia la spesa per alunno è mediamente più alta rispetto ai paesi OCSE, ma questo vale per la scuola primaria, 6.835 dollari per alunno contro 6.252, ma non per la secondaria di secondo grado dove la spesa di 7.648 dollari è leggermente inferiore alla media OCSE di 7.804.
Ma anche sulla scuola primaria non è completamente vero. Vediamo perché. In Italia il costo della spesa per l'integrazione scolastica degli alunni diversamente abili o per l'educazione degli adulti è interamente a carico (circa 96.000 insegnanti pari a circa il 12% del totale) del bilancio MIUR. In altri paesi sono state fatte scelte diverse e i costi di interventi diversi dall'insegnamento curricolare sono a carico di altri soggetti e non figurano nelle statistiche. Inoltre il MIUR retribuisce ben 25.000 docenti di religione cattolica, un costo questo che altri paesi non hanno. C'è da aggiungere che le condizioni orografiche dell'Italia sono diverse da paesi quali la Francia o la Germania: noi dobbiamo tenere aperte scuole anche con pochi alunni in molte zone di montagna per garantire il diritto allo studio dei bambini che certo non possono fare i pendolari. Infine, in altri paesi il costo di alcuni servizi (prestati da personale parascolastico) non gravano sul bilancio dell'istruzione, mentre in Italia queste funzioni sono tutte affidate alla scuola (il personale Ata). Quindi figura tutto nel bilancio dell'istruzione. Giuste o sbagliate che siano queste scelte diverse vanno tenute in debito conto se si vuole fare una corretta comparazione, perché non è consentito a nessuno di sommare grandezze diverse e trarre conclusioni affrettate sulla base di dati incompleti o disomogenei. La rete scolastica.
Il ministro vuole ristrutturare la rete perché dai dati risulta che 700 scuole sono sottodimensionate e vanno adeguate ai parametri dell'autonomia scolastica. Noi siamo stati protagonisti del processo autonomistico nella scuola, quindi il problema ci sta a cuore. Però, non bisogna far confusione tra le sedi amministrative (in tutto 700) e i punti di erogazione del servizio (dove ci sono gli alunni). Questi ultimi, secondo la FLC Cgil, andrebbero in larga misura mantenuti perché si tratta in gran parte di scuole dell'obbligo. In caso di chiusura di questi piccoli plessi, altri soggetti come EE.LL e famiglie dovranno farsi carico delle spese (700 milioni circa) di trasporto verso comuni più distanti. Qui non stiamo parlando di sprechi di denaro pubblico, ma di scelte di politica scolastica, come ci spiega bene l'Ocse nel suo rapporto quando afferma che non esiste una semplice relazione tra la spesa complessiva per l'istruzione e il livello di prestazione degli studenti. Un quarto dei punti di erogazione del servizio in Italia si trova in comuni montani con differenze da territorio a territorio (si passa infatti dal 74% della Basilicata al 5% della Puglia con una media nazionale del 24%). In queste scuole la presenza degli alunni è nettamente inferiore per tutti i livelli scolastici, in particolare per gli ordini oltre la scuola primaria. Ad esempio, nella scuola secondaria di I grado, il numero di alunni per scuola in un Comune montano è mediamente uguale a 109, a fronte di 231 alunni nella media delle scuole statali sul territorio nazionale. I dati OCSE.
La statistica è un'arma a doppio taglio. Ci sono paesi OCSE, ad esempio Corea e Lussemburgo, dove i costi per studente in termini di percentuale del Pil pro capite sono ben superiori alla media (rispettivamente 15,5% e il 15,2% contro il 10,9% di media). Questi due paesi, pur avendo una media di spesa simile, hanno fatto scelte diverse. La Corea paga molto bene gli insegnanti ma al prezzo piuttosto elevato di più studenti per classe; in Lussemburgo l'alto costo per studente è quasi interamente dovuto alla dimensioni ridotte delle classi. Questa è la dimostrazione che i dati di cui si sta discutendo servono ai Governi per valutare accuratamente le loro scelte ed acquisire una maggiore comprensione di come le scelte politiche influiscano sul rapporto tra qualità e costi per aumentare l'efficienza dei servizi scolastici. Il maestro unico e l'orario a 24 ore.
Qui siamo alla farsa. Nell'ambito della scuola statale la fascia oraria più rispondente alle esigenze dei figli e all'organizzazione familiare verso cui si orienta il 70,3% delle famiglie è quella tra 28-39 ore settimanali. Solo il 4,1% aveva scelto le 27 ore proposte dalla Moratti (dall'indagine dello stesso MIUR), mentre il 25,6% opta per il classico tempo-pieno di 40 ore. Come si fa a scrivere una norma per la quale le classi devono essere costituite preferibilmente a 24 ore settimanali? Il numero di classi a tempo pieno è aumentato del 3,2% dal 2001/2002 ad oggi, nonostante la cura dimagrante sugli organici della varie finanziarie in questi anni. È vero che l'Italia investe nella scuola primaria più risorse della media Ocse (6.835 dollari per alunno contro 6.252 dollari). Questo farebbe pensare che togliendo mezzo maestro in più per classe (mezzo maestro,non tre per ogni classe come ama ripetere il male informato Ministro Gelmini) si sia trovata una fonte di risparmio. Ma il ritorno al maestro unico aggraverebbe i problemi delle famiglie, scaricando altrove i costi. Ma non dimentichiamo che queste spese sono ben ricompensate dai risultati di qualità della nostra scuola elementare come riconoscono tutte le indagini europee ed internazionali. Infatti il tempo pieno è un modello pedagogico-didattico ricco, non il doposcuola per la gente povera. Infine, imporre per decreto (bella riforma!) il maestro unico è un fatto grave che viola persino la Costituzione, la quale garantisce l'autonomia didattica ed organizzativa delle scuole, autonomia che non può essere pregiudicata, come pure ha chiaramente ribadito dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 13 del 2004. L'obbligo scolastico.
Prima Moratti poi Gelmini si dilettano a giocare al ribasso. In Italia c'è un ritardo storico e un gap culturale rispetto ad altri Paesi europei, con punte critiche soprattutto in alcune regioni del sud, che arrancano nello sviluppo economico e nei processi di modernizzazione. È solo in tempi relativamente recenti che da noi si parla di obbligo scolastico fino e oltre i 16 anni. Altri Paesi della Comunità Europea sono molto più avanti da più tempo. In Inghilterra, ad esempio, l'obbligo di istruzione gratuita da 5 a 10 anni è del 1880, fino a 14 anni è del 1918 e fino a 16 anni è del 1970. La Gelmini, come la sua predecessora, ha riabbassato a 14 anni l'obbligo scolastico riportato da Fioroni a 16 anni solo 2 anni fa. Non è un caso se poi in Italia ci sono dei fenomeni fortissimi di analfabetismo di ritorno e di abbandono. Se si vuole elevare il livello culturale e scolastico del paese bisogna investire e non tagliare. Il contrario di quello che fa il ministro anche nel campo dell'istruzione per gli adulti. In conclusione
L'uso e la conoscenza dei dati è importante ma non può essere usato strumentalmente per giustificare tagli insensati. Sarebbe più corretto trarne spunto per migliorare davvero la scuola anche con un maggiore investimento.
Quello che il ministro tanto pomposamente chiama “riforma” è solo una manovra di tagli e sottrazione per mandare in malora la scuola pubblica. Non hanno alcuna efficacia nella soluzione dei problemi, essi servono unicamente ad una riduzione secca di oltre 130 mila lavoratori (dietro ci sono più di 130.000 famiglie) secondo le stime contenute nella relazione tecnica del Miur, ma che, secondo le nostre stime, potrebbero diventare molti di più (150.000) per il numero crescente di abbandoni a seguito di un sistema scolastico reso dequalificato proprio dalla politica dei tagli, cui si aggiungerà la diminuzione di studenti nella scuola superiore per effetto della cancellazione dell'obbligo scolastico a 16 anni.
Se lo scopo è quello di intervenire sul sistema, il ministro deve porsi l'obiettivo di utilizzare al massimo le risorse oggi esistenti, per poter più efficacemente e velocemente realizzare i cambiamenti.
Il piano Gelmini-Tremonti è un impedimento e un ostacolo al ringiovanimento della classe docente e degli altri lavoratori che deve sempre accompagnare un processo di cambiamento. Con i tagli agli organici si mandano a casa i più giovani, gli attuali precari, che da molti anni (anche 20!) contribuiscono con la loro professionalità a formare alunni e studenti.
Il governo vorrebbe reinvestire solo una piccola parte dei risparmi prodotti con i tagli. E siccome la spesa complessiva, come abbiamo dimostrato, è più bassa rispetto alla media OCSE. questa è un'ulteriore conferma che si vuol fare solo un'operazione di diminuzione della spesa e di smantellamento della scuola pubblica.

lunedì 13 ottobre 2008

GRETA CODATO DI SCORZE' MISS BELLA DI MARCA


ALBA CHIARA
Respiri piano per non far rumore ti addormenti di sera e ti risvegli col sole sei chiara come l'alba sei fresca come l'aria diventi rossa se qualcuno ti guarda e sei fantastica quando sei assorta nei tuoi problemi nei tuoi pensieri ti vesti svogliatamente non metti mai niente che possa attirare attenzione un particolare solo per farti guardare E con la faccia pulita cammini per strada mangiando una mela coi libri di scuola ti piace studiare non te ne devi vergognare E quando guardi con quegli occhi grandi forse un po' troppo sinceri sinceri si vede quello che pensi quello che sogni E qualche volta fai pensieri strani... con una mano una mano ti sfiori Tu sola dentro una stanza e tutto il mondo fuori!!!

sabato 11 ottobre 2008

ad oggi nessuna smentita all'art del 24-09-08 nonostante il mio comunicato stampa preciso e fedele del 28-09-08


LA MAMMA DEI GIORNALISTI, AL SERVIZIO DI UNA STAMPA BECERA, SUPERFICIALE , IRRISPETTOSA DELLA PERSONA E LECCABACIACULIDELLACASTA, FERTILIZZANTE DELLA PIU' BASSA OPINIONE PUBBLICA COMUNE, PORTATRICE SANA DELLA MORTIFICAZIONE DELLA CULTURA, E' SEMPRE INCINTA.

"Se un uomo non tiene il passo con i compagni, forse questo accade perché ode un diverso tamburo. Lasciatelo camminare secondo la musica che sente, quale che sia il suo ritmo o per quanto sia lontana"
(da Walden - Thoreau)

Perché per me l'unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano, come favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni attraverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno Oooohhh!
(da On the road)
Gli uomini sono donne che non ce l'hanno fatta.
Groucho Marx

by AKIMI from http://www.lalavagnetta.iobloggo.com

giovedì 9 ottobre 2008

NON ABBIAMO BISOGNO DEL NUCLEARE


Vi informo che si può firmare, sia on line che sui moduli, la petizione "Non abbiamo bisogno del nucleare" lanciata da Per il bene comune, per cominciare a farsi sentire su questo ritorno della barbarie. Il modo più semplice di firmare è cliccare su http://petizione.perilbenecomune.org/ oppure entrare nel sito http://www.perilbenecomune.net/.
Fatelo subito e girate questa mail ai vostri amici. Inoltre si può scaricare dal sito il modulo (magari fotocopiarne qualche copia) e raccogliere le firme nelle scuole, nei mercati, nelle feste ecc. Per i veneti, si possono ritirare moduli e si può firmare anche presso l'Ecoistituto del Veneto a Mestre viale Venezia 7 (usciti dalla stazione di Mestre 50 m. a sinistra), meglio venendo dalle 17 alle 19 o telefonando prima per accertarsi che ci trovate 041.935666
Paolo Stevanato

mercoledì 8 ottobre 2008

NUCLEARE? NO GRAZIE


NUCLEARE: UNA SCELTA SBAGLIATA, PERICOLOSISSIMA ED ANTIECONOMICA.
Ritorna la proposta energetica nucleare! Dopo che larga parte della popolazione italiana con il Referendum del 1987 aveva bloccato l’installazione di alcune centrali nucleari in Italia, ecco che dopo vent’anni ritorna di moda la proposta energetica nucleare come soluzione alla fame energivora del nostro mondo ultraindustrializzato. Ma la supposta pietra filosofale degli anni 2000 è veramente la soluzione al problema energetico? Sarà sicura come dicono? Sarà duratura? Economica?
Ragioniamo per gradi:
SICUREZZA – Dal 1979 ad Harrisburg (Usa) dove si è sfiorata la “fusione del nocciolo” passando per Cernobyl (Ucraina) per finire al Giappone con le scosse telluriche, si è verificata una lunga serie di incidenti (più o meno pubblicizzata) che ha contaminato milioni di persone con effetti a ricaduta per generazioni e con migliaia e migliaia di morti (anche se ufficialmente vengono calcolati solo i morti dovuti all’incidente in sé stesso e non a quelli dovuti alle conseguenze contaminanti) e l’essere vicini ad una centrale o lontani centinaia di chilometri, non è la stessa cosa, basta una fuga radioattiva come le ultime verificatesi in Francia.
SCORIE: Il PLUTONIO resta radioattivo per 200mila anni, l’URANIO238 per milioni di anni ed in un paese dove il problema dei rifiuti solidi urbani è ancora un problema da risolvere (A Napoli si è pulito il salotto buono buttando le immondizie in camera da letto per un’operazione mediatica supportata da mezzi di informazione compiacenti) dobbiamo ancora trovare il modo di stoccare le “ecoballe radioattive” delle centrali che non sono mai entrate in funzione. Quest’operazione ci è già costata 674 milioni di euro (con la Ditta Sogin per un ridicolo tentativo a Scanzano Jonico).
Dove smaltiremo queste scorie? Metteremo i carri armati contro le popolazioni che non vorranno le discariche radioattive?
NUCLEARE PULITO DI QUARTA GENERAZIONE: NON ESISTE! Altra balla mediatica: le centrali che si vogliono costruire in Italia sono di terza generazione e sono prive di sicurezza intrinseca, ma con più lunga durata di quelle di seconda. Quelle di Quarta generazione sono previste per il 2030.
RISCALDAMENTO GLOBALE: chi afferma che l’energia nucleare sia il solo metodo per arrestare il riscaldamento globale dovuto alle emissioni di CO2 afferma il falso. Per arrivare solo al 20 % dell’energia totale necessaria ci sarebbe la necessità di 2000 nuove centrali nucleari. Attualmente nel mondo ce ne sono 435 (ne hanno chiuse già 117 perché antieconomiche) e per continuare a produrre l’attuale 6,5% dell’energia totale dovrebbero costruirne altre 70. Per ultimo il ciclo completo di estrazione ed arricchimento dell’uranio emette gas serra quanto il ciclo del combustibile fossile.
ECONOMICITA’: secondo stime USA l’energia prodotta da una centrale nucleare costa dal 10 al 20% in più di gas e carbone, questo nonostante i fortissimi incentivi proposti dall’amministrazione Bush. Nessuno ci investe più dal 1976 In Europa l’unico reattore in costruzione è in Finlandia: l’azienda privata costruisce perché lo stato copre, con i soldi dei contribuenti, le spese dello smaltimento delle scorie e dello smantellamento finale della centrale che costa quanto la costruzione e garantisce l’acquisto di tutta l’energia prodotta per 60 anni. Ordinata nel 1996, l’entrata in funzione è prevista, dopo vari slittamenti, per il 2011 con un costo finale di 4 miliardi di euro.
L’URANIO E’ COME IL PETROLIO: scarseggia e dobbiamo importarlo. Cambiano i paesi dai quali bisogna importarlo, ma il giogo dell’esser dipendenti energeticamente da altri, rimane invariato.
Dal 1991 si consuma più uranio di quello che se estrae con conseguente aumento esponenziale del prezzo da 7 a 75 dollari alla libbra dal 2001 al 2007. Un esempio: l’ENEL per le 2 centrali slovacche, spende 2700 euro KW, mentre una centrale a gas si spendono 500 euro/KW. La differenza, malgrado il referendum abbia indicato il diniego all’energia nucleare, chi la paga?
D’altronde è emblematico il fatto che nel 1976 c’erano in Europa 177 centrali, oggi sono 146, 31 in meno ed il trend è inarrestabile, sempre meno centrali nucleari.
Ed allora perché, mentre nel mondo il ripensamento nucleare fa diminuire il numero delle centrali atomiche in quanto costose ed insicure, in Italia in controtendenza si punta su questa energia?
Le supposizioni sono molte: il fatto che pochi paesi vogliano installare centrali nucleari, spinge chi le costruisce a cercare mercati compiacenti, magari influenzando governanti sensibili al sentirsi influenzati (come?).
L’Energia è da sempre paragonata al potere, chi ha in mano le fonti energetiche comanda e guai lasciare che vada in mani autartiche, è impensabile.
E’ fuor di dubbio che se la proposta nucleare verrà posta in essere, tra l’altro senza un piano energetico complessivo ruberà risorse e notevoli alle vere fonti energetiche rinnovabili, inestinguibili e soprattutto alla portata di tutti.
Basterebbe coprire solo lo 0,4% delle superfici costruite o cementificate in Italia, che sono il 10% del territorio, con pannelli solari fotovoltaici per soddisfare l’intero fabbisogno nazionale!
Sarebbe veramente la prima forma di “Federalismo energetico” e soprattutto la prima forma di “Autarchia Energetica”.
Ma sappiamo bene che il potere (centrale) basa la sua sopravvivenza su tre colonne: Economia, Energia ed Informazione e chi è attento osservatore dei fatti quotidiani si rende conto di quanto sia vero.


GIUSEPPE PAPAZZONI - Fonti: Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”

sabato 4 ottobre 2008

LETTERA APERTA AL MINISTRO GELMINI MARIASTELLA: VALERE MENO DI ALITALIA NO!


Eh no, cara Ministra io non ci sto! ... valere meno di Alitalia! Eh no!
La grande scuola italiana tra le prime in Europa per efficienza ed efficacia di programmi e risultati relegata a fanalino di coda, all'indolenza e al sarcasmo dell'opinione pubblica! Stiamo andando al massacro totale, siamo nelle tue mani incompetenti da ministrella di poche decine di anni. Pazienza l'esperienza , ma se non si saci si informa, si chiede e si studia. Macchè! Da ministrella, invece di essere animata da uno spirito di ricerca e di indagine per i tuoi progetti , ti limiti ad eseguire ciò che sta scritto nel foglio dei conti che devono tornare, precotto da chi " ne sa di più " di te.
Ai posti di comando gli uomini della politica accettano le donne per far bella figura , per ostentare una certa emancipazione, a patto che siano belle e che non abbiano idee poichè i conti , i loro conti, devono tornare. E tu, giuliva Gelmini che fai? Dici sempre di sì come gli asini, non hai paura di sparare cazzate in TV , sicura di essere superprotetta. E' l'unico modo che hai per mantenere la careghetta d'oro. Non farti imbottigliare Mariastella! Ministra per cortesia, non fare da cestino per i passacarte, fai la donna vera, ribellati, e sulla scuola genera una crisi di governo, magari ti mandano a casa, macchisenefrega, avrai guadagnato un futuro che non ha prezzo davanti a te stessa e alla gente per bene, farai bella figura e ti sentirai meglio!
MI STIA BENE.

CLARA CAVERZAN INSEGNANTE DI RUOLO SCUOLA ELEMENTARE G. MARCONI SCORZE' VE, una delle scuole d'Europa, più all'avanguardia, per aver attuato il percorso didattico, per far arrivare il bambino e la bambina alla consapevolezza dell'apprendimento e dell'autovalutazione.

MAESTRO UNICO DEL PIANO FINANZIARIO GELMINI


Riforma Scuola: una maestra spiega al ministro Gelmini cos'è la Scuola Primaria
di Roberta Lerici
Lettera pubblicata dal sito internet: www.iotti.org
Il ministro Gelmini mi ha fatto tenerezza! E' successo lunedì notte, durante la trasmissione di Vespa, quando sono rimasta allibita di fronte a questo Ministro che di scuola di fatto non sa proprio niente ed è costretta a cavarsi dai guai ripetendo allo sfinimento il ritornello dei tagli necessari al bilancio e degli sprechi (sigh!) che si farebbero nella scuola.
Dalle dichiarazioni di MariaStella è apparso evidente che siamo di fronte ad un Ministro che di scuola primaria sa poco e niente, che confonde maestro unico con maestro prevalente, tempo pieno con doposcuola, compresenza con contemporaneità, insegnanti di modulo e insegnanti in classe e potrei continuare nell'elenco. E queste non sono sottigliezze. Chi conosce il mondo della scuola ne comprende la fondamentale differenza e conosce la loro ricaduta nell'organizzazione scolastica.
Spiace constatare che, di fronte a tale situazione, ci sono voci di autorevoli persone di scuola (almeno tali li ritengo) che forse si lasciano abbagliare dalle voci suadenti di certe chimere o dalla moda del momento ed escono sui giornali locali con dichiarazioni superficiali a dir poco sbalorditive e nostalgiche sulla loro brava maestra di un tempo.
Sveglia ragazzi! La scuola è cambiata e si è data una struttura e degli obiettivi ben diversi da quelli di 50 anni fa (per fortuna).
Proviamo ad affrontare i colpi bassi dei delfini del governo che sbandierano ad hoc i 9 insegnanti per classe di Albate (che sono certa non sono ciò che appare dai media, ma se anche fosse così si tratterebbe allora di una anomalia da affrontare che non rappresenta certamente la situazione generale della scuola).
Sarebbe interessante avvertire il ministro Gelmini che l'insegnamento della lingua straniera, della religione cattolica, dell'informatica, e i progetti per l'integrazione degli stranieri (spero che non intenda sopprimerli, ma lo temo fortemente) comunque impediscono il mantenimento di un maestro unico per classe. Ed occorre anche dirle che la sorveglianza durante la mensa assorbe un buon numero di ore di lavoro dei maestri che spesso annullano le ore di contemporaneità (nella mia scuola accedono al servizio mensa circa 170 alunni, il rapporto alunno-maestro è 1 a 30, servono 6 docenti per due ore al giorno).
Vuoi vedere che demanda tutto ai Comuni? Ci aveva già provato il ministro Moratti!
Ai genitori e agli italiani benpensanti, quelli pronti a sparare su questa Italia da buttare fatta da ladri, fannulloni, evasori,... (che sono sempre gli altri naturalmente) proviamo a ricordare che nella scuola del maestro unico:1- c'erano le CLASSI DIFFERENZIALI (le chiamavano le classi degli asini)2-gli alunni diversamente abili frequentavano le SCUOLE SPECIALI. (ora sono inseriti con l'accompagnamento di un insegnante di sostegno, ma solo per alcune ore, nel tempo restante è l'insegnante di classe che se ne occupa)3-in classe non c'erano bambini stranieri non italofoni4- i bambini che non imparavano venivano semplicemente BOCCIATI , ora per sostenere i bambini in difficoltà si prevedono progetti di recupero utilizzando le "poche" ore di contemporaneità disponibili.
Questa è la scuola alla quale pensa il governo?! Spieghiamolo alle famiglie!
Verso la (contro)riforma Tremonti-Gelmini stanno circolando parecchi documenti, tanto condivisibili quanto spesso inefficaci!Inefficaci perchè come al solito siamo disarmati di fronte allo strapotere dei mezzi di comunicazione (la madre delle CASTE). Stiamo discutendo perlopiù fra noi, in ambiti comunque circoscritti e limitati, mentre sui giornali e in tv circola una vergognosa campagna di sostegno al Ministro sorretta da pilastri fatti di qualunquismo, di pressapochismo, quando non di consapevole falsità.
Nelle scuole i docenti hanno all'inizio dell'anno scolastico molte occasioni per incontrare i genitori, in ambiti istituzionali ed anche in momenti informali. Utilizziamoli per spiegare ciò che sta accadendo. Il maestro unico può diventare uno specchietto per le allodole (cito il detto solo per chiarezza, ovviamente le allodole non hanno niente a che fare con i genitori), ma basta poco per smontare questa illusione, fosse anche solo il timore che il figlio si ritrovi con una insegnate sgradita: preoccupazione di tutto rispetto se consideriamo l'importanza che il confronto tra più docenti ha nella analisi e valutazione dei comportamenti e delle relazioni tra i bambini e con i bambini.
Chi è fuori dalla scuola non è esonerato dall'impegno personale nel contrastare le malefatte del governo, almeno in questo settore che mi sembra abbastanza sentito da tanti, se non da tutti.L'operazione del governo nasce da un problema economico forse ma ha un pericolosissimo sapore classista che non possiamo subire.
Buon lavoro a tutti!

Eleonora Dubini, maestra elementare, orgogliosa del suo lavoro e della sua scuola.

venerdì 3 ottobre 2008

CHI HA DETTO CHE NON AVREI PAGATO PIU' TASSE PER UNA SCUOLA ELEMENTARE COME QUELLA DI SCORZE'?

ANNO SCOLASTICO 2009-2010: UNA CLASSE SECONDO IL MINISTRO GELMINI

... E SE OGGI DIAMO UN CALCIO SUI DENTI AI NOSTRI BAMBINI, CHE NE SARA' DEL NOSTRO DOMANI?
Roma, 23 settembre 2008
Gentile Ministro,
sono la Dirigente scolastica di una Scuola Primaria di Roma, la “Iqbal Masih”, ormai vicina all’età della pensione.
Assisto con vera angoscia alla morte annunciata della scuola del Modulo e del Tempo Pieno.
Questa scuola Elementare riformata noi “anziani” maestri l’abbiamo costruita giorno per giorno.
Partivamo, è vero, da una scuola che già funzionava con buoni risultati, ma che si trovava a far fronte, per prima fra tutti gli ordini, a nuove sfide e problemi : l’inserimento dei disabili, l’integrazione in tempi brevi di massicce quote di alunni immigrati, la progressiva crisi delle famiglie e dei contesti sociali, l’emergere di nuove forme di povertà e marginalità.
Contemporaneamente eravamo chiamati a sostenere l’impatto con la società multimediale, dove, intorno agli alunni, un grande e vorticoso rumore mediatico proveniente da un orizzonte globalizzato sostituiva la calma lenta del fluire del tempo e il ricorso rassicurante degli eventi familiari.
Sono entrati, fra gli alfabeti in cui istruire gli alunni, quelli delle immagini, dei suoni, del movimento.
Si sono dilatati gli spazi geografici e gli orizzonti storici, mitologie di popoli lontani si sono aggiunte a quelli a noi consuete; abitudini e culture diverse sono improvvisamente diventate contigue, prima attraverso il telecomando TV, poi con la presenza fra noi di nuovi cittadini, di colore diverso e che parlavano tante lingue e portavano fra noi storie di viaggi, gioie e fatiche, speranze e sogni da realizzare insieme a noi e ai piccoli compagni italiani.
La scuola è diventata fucina di nuova cittadinanza e presidio prioritario per prevenire razzismi, egoismi, separazioni, emarginazioni.
Per fare tutto questo occorreva tempo, tempo, tempo….
Tempo per ascoltare tutti i bambini, accogliere le loro ansie e le loro curiosità, aiutarli a “raffreddare” le esperienze e a mettere ordine e dare senso all’enorme quantità di nuove conoscenze ed esperienze che quotidianamente andavano facendo.
Tempo di ascolto dei genitori .
Tempo per lo scambio comunicativo fra gli alunni , perché potessero apprezzare le diversità di pensiero e di atteggiamenti presenti nelle classi e crescere attraverso il confronto.
Per fare tutto questo occorrevano anche tante competenze diverse, che non potevano essere patrimonio di un unico maestro, per quanto colto e dotato di buon afflato pedagogico.
Ma questi maestri, a cui si chiedeva di intervenire per educare ed istruire bambini diversi e più curiosi, dovevano essere capaci di lavorare insieme e di affinare le loro capacità di riflessione adulta, per non disorientare gli alunni con interventi divergenti. A questi maestri del “team” veniva affidato il compito di far affiorare lentamente e sempre più consapevolmente i diversi quadri disciplinari, come punti di vista molteplici attraverso i quali i bambini avrebbero potuto osservare e riorganizzare la realtà.
Tutto questo abbiamo sperimentato e realizzato in questi ultimi trent’anni, quasi sempre con risultati eccellenti.
Non abbiamo ampliato il tempo scuola per venire incontro alla crisi occupazionale..
Non abbiamo sperimentato la pluralità docente per lavorare di meno e in più persone.
Fa molto male sentir dire dal nostro Ministro, come ieri è avvenuto nella trasmissione “Porta a Porta” che “…se un docente sta in classe, altri due stanno fuori a non fare niente” .
Non possiamo permetterci una scuola di eccellenza, ma costosa?
Diciamolo: non inventiamo altri motivi .
Il “pedagogista” di riferimento per il nostro Ministro è il Ministro delle Finanze .
Stupisce la leggerezza, il pressappochismo, l’ignoranza di quanti, senza la minima competenza professionale, si esprimono sull’educazione delle nuove generazioni e sulla scuola.
Tornare indietro significherà umiliare la cultura dei docenti della scuola primaria, ma, soprattutto, far regredire il Paese
Tagliare sulla Scuola di tutti è grave per la coesione sociale del nostro Paese, per la sua cultura e per il futuro dei nostri figli.
Nella nostra scuola è iniziato un movimento di protesta e mobilitazione fra docenti e genitori.
Mi auguro che esso cresca e apra la riflessione nella società.
Mi auguro che lei voglia ascoltare chi la scuola la fa tutti i giorni, con passione e serietà.
Le chiedo, a nome di tanti docenti di ritirare il decreto e di presentare un disegno di legge che permetta, senza l’ansia dei tempi brevi e il ricatto del voto di fiducia, di aprire un ampio dibattito in Parlamento e nel Paese tutto
Con tanta amarezza, ma anche con la speranza che voglia accogliere il mio appello, la saluto
Simonetta Salacone

giovedì 2 ottobre 2008

Grazie



Finalmente una bella notizia… Grazie ai cittadini di Scorzè, grazie agli amici, grazie a Clara Caverzan allora Sindaco di Scorzè che ha partecipato attivamente al libro ma, non solo, io personalmente la ringrazio per la Sua grande Umanità, oltre per l’aiuto a realizzare la stupenda presentazione che ha avuto luogo al Teatro Elios, grazie a tutti coloro che hanno reso possibile questa cosa, grazie al grande operato dell’AIL di Dolo. Con il mio impegno molto sofferto per la stesura di questo libro insieme alla famiglia Bovo, che ha reso possibile la pubblicazione di “Con le ali di un angelo” dedicato appunto alla nostra piccola compaesana Linda Bovo, morta di leucemia; a tutte le offerte, ai mercatini, alla vendita delle uova pasquali e altro, vi riporterò questa notizia che mi riempie di gioia e con grande onore ho accettato di fare da Madrina a questo evento che ci fa sperare e comprendere che esistono ancora persone che credono nei valori della Vita, combattendo, "sacrificando" parte del loro tempo per un qualcosa e questo qualcosa si chiama “Amore verso il nostro prossimo”!

Sabrina Manente


Inaugurazione CASA AIL.

L’Associazione italiana contro le leucemie sezione di Venezia, gruppo Riviera del Brenta

Inaugurazione della nuova casa AIL, situata a Mirano in via del Murialdo n. 2 e che già dal 1° agosto 2008 è a disposizione per la residenza temporanea dei pazienti ematologici non residenti sul territorio in regime di day hospital e dei parenti dei pazienti ricoverati.

In particolare l’appartamento, che si trova in prossimità dell’Ospedale di Mirano, è stato diviso in due unità immobiliari allo scopo di poter ospitare simultaneamente due differenti nuclei familiari garantendo loro la massima privacy durante il periodo di trattamento e di cura. A tal fine i due appartamenti dispongono di 4 posti letto ciascuno. Essi verranno messi a disposizione gratuitamente, anche ai pazienti in cura presso la divisione ematologia dell’Ospedale di Mestre, dal gruppo Riviera del Brenta previa verifica della disponibilità.

Il gruppo Riviera del Brenta e tutti i volontari che lo compongono saranno a disposizione degli organi istituzionali e di informazione in occasione della apertura ufficiale della casa AIL che avrà luogo

il giorno 06 ottobre 2008 alle ore 12.00

La Presidente

Roberta Nalon