sabato 16 gennaio 2010

APPROPOSITO DI PRNCIPI E RE


APPROPOSITO DI PRINCIPI E RE
Pur in buona fede le fiabe ci hanno fregato!
Non mi riferisco e tralascio, per ora, tutte le poverelle salvate dall’arrivo del principe dal mantello azzurro svolazzante, che le avrebbe condotte a castello. Ve lo ricordate il bianco castello in alto, sullo sfondo, seguito dal mendace, ahinoi, ... E vissero felici e contenti , sottinteso per sempre?
I re delle fiabe se ne stavano belli e tronfi a letto, con la corona di sghimbescio sulla testa o sul trono, a fianco della regina. I loro figli, i principi, belli e biondi, cavalcavano bianchi destrieri, attraversando i boschi in lungo e in largo, eleganti nelle bianche calzamaglie e sotto piumati cappelli. A volte incontravamo dei principi cattivi che però alla fine sicuramente perivano. Eravamo tranquilli su tutto ciò e, magia, lo sapevamo ancora prima che iniziasse la fiaba.
Di re moderni ce ne sono di tutti i tipi, invidiano i re del petrolio e si chiamano: il re della pasta, il re della conserva, il re della scarpa, il re della mala, il re della lana, il re del pop e così via; vengono assaliti ed atterrati dalle donne in rosso e ricevono Premi Nobel per la Pace pur essendo in guerra.
I loro figli, i principi moderni, si fanno beccare ed arrestare durante irruzioni violente coi naziskin, partecipano a trasmissioni televisive demenziali, finiscono sui giornali tra i gossip di infimo livello perché hanno dichiarato “ Mi ha salvato Clotilde!” , prendono il brevetto da elicotterista e si prendono pure le statuette sul muso.

Ad esempio, ne ho scelto uno a caso, di principe moderno, niente di personale, leggete qua, caso mai esistesse ancora qualcuna/o che ignora o è convinta che trattasi di uomo affascinante:

Flavio Briatore
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Flavio Briatore
Flavio Briatore (Verzuolo, 12 aprile 1950) è un imprenditore italiano.
È conosciuto principalmente per essere stato team manager in Formula 1, prima con la scuderia Benetton e poi con la scuderia Renault F1, e per essere proprietario di locali alla moda quali il Billionaire a Porto Cervo in Sardegna ed il Twiga a Marina di Pietrasanta in Versilia.[1]
Indice[nascondi]
1 Biografia
1.1 Vita privata
2 Filmografia
3 Note
4 Voci correlate
5 Altri progetti
6 Collegamenti esterni
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Biografia [modifica]
Flavio Briatore è nato a Verzuolo, in provincia di Cuneo il 12 aprile 1950, da insegnanti di scuola elementare. Diplomatosi come geometra da privatista, dopo essere stato bocciato due volte nell'istituto pubblico[2], lavorò come istruttore di sci e gestore di ristoranti prima di arrivare ad aprirne uno suo, iniziando così di fatto la sua carriera imprenditoriale. Battezzò il locale con il suo stesso soprannome, "Tribüla",[2] ma il ristorante dovette chiudere per debiti.
Dopo aver fatto il piazzista di polizze assicurative a Saluzzo e dintorni, esordì nel mondo dell'imprenditoria a Cuneo, collaborando con un finanziere locale e costruttore edile, Attilio Dutto, che aveva rilevato la Paramatti Vernici, azienda già di proprietà di Michele Sindona. Il 21 marzo del 1979, Attilio Dutto venne assassinato a Cuneo con una bomba collegata all'accensione della sua auto (l'omicidio fece scalpore nella tranquilla cittadina piemontese); la verità sul caso non fu mai accertata. Questo accadimento segnò l'ascesa di Flavio Briatore, che di fatto mise in opera tutto quello che aveva imparato dall'amico defunto.[1]
Cavalcando l'onda della fortuna, si trasferì a Milano, dove iniziò a frequentare l'ambiente della Borsa. In questo contesto conobbe Achille Caproni (Caproni Aeroplani) che gli affidò la gestione della CGI (Compagnia Generale Industriale), la holding del gruppo Caproni. I risultati ottenuti da Briatore però furono negativi: la Paramatti, acquistata nel frattempo da Caproni su consiglio dello stesso Briatore, finì in un "crac" ed il pacchetto azionario dell'impresa fu venduto alla statale Efim; inoltre, diverse altre società del gruppo fallirono, gli operai finirono in cassa integrazione e banche e creditori rimasero con un buco di 14 miliardi di lire.[3] Uscito da questa avventura, per un certo periodo Briatore prese a presentarsi in pubblico come discografico, spesso accompagnato da Iva Zanicchi.[3] Di lì a poco entrò quindi in un giro di bische clandestine e gioco d'azzardo che lo portò ad essere condannato in primo grado ad un anno e sei mesi di reclusione dal Tribunale di Bergamo[4][3] e a tre anni dal Tribunale di Milano.[2][3] In particolare i giudici di Milano lo ritennero essere a capo del cosiddetto Gruppo di Milano, uso ad agganciare clienti facoltosi a scopo di truffa ai tavoli verdi. Secondo gli inquirenti che scoprirono il giro, si trattava di una truffa organizzata da malavitosi di rango, mafiosi eredi del boss Francis Turatello, il "re della mala" milanese. L'attività del gruppo si interruppe grazie alle inchieste giudiziarie, che portarono ad una serie di arresti e ai due processi di Bergamo e Milano che, oltre Briatore, tra gli altri coinvolsero anche l'amico Emilio Fede, assolto poi per insufficienza di prove.[1][3] A cadere nella rete del gruppo di Milano furono anche alcuni nomi noti, tra cui l'imprenditore Teofilo Sanson, il cantante Pupo, l'armatore Sergio Leone, l'ex vicepresidente di Confindustria Renato Buoncristiani e l'ex presidente di Confagricoltura Giandomenico Serra. Malgrado le condanne, Briatore non fece un solo giorno di carcere poiché si rifugiò per tempo a Saint Thomas, nelle Isole Vergini, per poi tornare in Italia dopo un'amnistia.[2][3] Durante la latitanza alle Isole Vergini, grazie all'amicizia con Luciano Benetton conosciuto negli anni milanesi, aprì alcuni franchising Benetton, facendo poi rapidamente carriera nel gruppo dirigente dell'azienda di Ponzano Veneto.[1]
Dopo alcuni anni, nonostante avesse sempre dichiarato il suo scarso interesse per lo sport, Flavio Briatore iniziò ad interessarsi al mondo della Formula 1, di cui diceva «non è uno sport, è un business»,[3] impegnandosi direttamente nel circus a partire dal Gran Premio d'Australia del 1988 ancora grazie alla famiglia Benetton, che lo coinvolse nell'attività della scuderia Benetton di Formula 1, creata nel 1986 da Davide Paolini e Peter Collins sulle ceneri della Toleman. Qui Briatore all'inizio degli anni novanta ottenne l'incarico di direttore commerciale e poi, dopo il licenziamento dei vertici della società, ne divenne direttore esecutivo, trasformando la scuderia in un team competitivo. Dopo aver assunto e licenziato in poco tempo l'ingegnere John Barnard, chiamò in squadra Tom Walkinshaw, che nel 1991 ebbe l'intuizione di ingaggiare dalla Jordan il giovane pilota Michael Schumacher, malgrado questi avesse all'attivo una sola gara in F1 disputata in quella stessa stagione. Schumacher vinse una gara nel 1992 ed un'altra nel 1993, per poi diventare campione del mondo con la Benetton per due volte consecutive nel 1994 e nel 1995, anno in cui la Benetton vinse anche il titolo costruttori.[1]
Il 20 maggio 1992 furono intercettate (e trascritte nei fascicoli di un'inchiesta antimafia della Procura di Catania) alcune sue conversazioni con Felice Cultrera, uomo d'affari catanese sospettato di essere vicino al boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola, in cui i due facevano i nomi di Tommaso Spadaro (ricchissimo boss padrone dei casinò dell'isola caraibica di Saint-Martin), Tanino Corallo (l'uomo che, tempo prima, aveva tentato, per conto della mafia, la scalata dei casinò italiani di Saint Vicent, di Sanremo e di Campione) e Angelo Bonnano (narcotrafficante del clan mafioso catanese dei Cursoti), tuttavia la posizione di Briatore non venne ritenuta di rilievo penale dagli investigatori.[3]
Il 10 febbraio 1993, un ordigno esplose davanti all'ingresso della dimora londinese di Briatore, nell'elegante quartiere di Knightsbridge. L'attentato non causò vittime, ma solo danni al porticato, e le conclusioni degli inquirenti inglesi furono che si fosse trattato di un atto dell'IRA e che l'obiettivo non fosse Briatore.[3]
Tornando alla carriera in F1, alla fine della stagione 1994 Briatore rilevò la Ligier, per poi rivenderla a Tom Walkinshaw, poiché i regolamenti della FIA non permettevano di possedere più team nel circus. Quando poi, dopo i due mondiali vinti nel 1994 e nel 1995, Schumacher ed alcuni tecnici si spostarono dalla Benetton alla Ferrari nel 1996, il team di Briatore finì per perdere la sua leadership nel campionato. Nello stesso anno Briatore comprò anche una quota del team Minardi con l'intento di rivenderla alla British American Tobacco, ma dopo l'opposizione di Giancarlo Minardi e Gabriele Rumi, la rivendette a loro. Nel 1997 fu quindi licenziato dalla Benetton (che dovette riconoscergli una cospicua buona uscita) e il suo posto venne occupato da David Richards.[1]
Dal 1998 al 2000 si occupò della vendita della Supertec, azienda di Bernie Ecclestone che forniva motori Renault a tre team. Quando poi la Benetton fu venduta definitivamente alla Renault nel 2001, Briatore venne assunto come direttore esecutivo del nuovo team Renault.[1]
Intanto, nel novembre del 2003 fu di nuovo coinvolto in inchieste giudiziarie: il P.M. di Potenza Woodcock ne chiese infatti la custodia cautelare nell'ambito di un'inchiesta che coinvolse molti Vip per una serie di pressioni indebite verso ambienti ministeriali, ma il Giudice per le indagini preliminari di Potenza emise una sentenza di incompetenza per territorio.[5]
Trascorse quattro stagioni senza ottenere grandi risultati, nella stagione 2005 e in quella 2006 il team Renault diretto da Briatore centrò la vittoria sia nel campionato piloti con Fernando Alonso, sia in quello costruttori. Nel frattempo Briatore manifestava interesse anche verso il mondo del calcio, tentando prima di acquisire senza successo la squadra del Palermo,[6] e poi nel 2007 acquistando, insieme al patron della F1 Bernie Ecclestone, la squadra di calcio inglese del Queens Park Rangers.[7]
Dopo i successi del 2005 e del 2006, la Renault di Briatore nelle due stagioni del 2007 e del 2008 vinse in tutto solo due Gran Premi. Peraltro, proprio con riferimento ad uno di essi, quello di Singapore del 2008, il 30 agosto 2009 il giornalista brasiliano Reginaldo Leme rivelava, in diretta televisiva, che la FIA stava indagando sull'incidente occorso all'ex pilota della Renault Nelson Piquet Jr. durante quella gara, sospettando che il pilota fosse intenzionalmente andato fuori pista dietro ordine del suo team manager Briatore, allo scopo di favorire la vittoria della prima guida Fernando Alonso.[8] All'esito delle indagini sul caso, la FIA ha quindi accusato la Renault per le illiceità emerse in relazione all'incidente in questione. La scuderia francese dal canto suo, dopo essersi sistematicamente rifiutata di commentare la vicenda, il 16 settembre ha rilasciato un comunicato in cui annunciava che il team manager Flavio Briatore (assieme al capo degli ingegneri Pat Symonds) non faceva più parte del team. Nella dichiarazione inoltre la Renault specificava che nella prevista riunione del Consiglio Mondiale della FIA non avrebbe contestato le accuse concernenti il Gran Premio di Singapore del 2008. Il 21 settembre 2009 si è quindi riunito a Parigi il FIA World Motor Sport Council per decidere i provvedimenti del caso, e all'esito della riunione il Consiglio Mondiale della FIA ha radiato a vita dalla F1 Flavio Briatore per i fatti del GP di Singapore 2008 e squalificato per due anni con la condizionale la casa automobilistica francese.[9]
Il 5 gennaio 2010 il Tribunal de grande instance di Parigi ha tuttavia annullato la radiazione di Flavio Briatore, dichiarando non regolare il procedimento istruito dalla FIA, condannata inoltre a versare a Briatore 15.000 € a titolo di risarcimento del danno, a fronte di una richiesta di un milione. La sentenza ha annullato anche la squalifica di Pat Symonds.[10] La FIA, in riferimento alla sentenza del Tribunale parigino, ha però ribadito che continuerà ad applicare le sanzioni finché non saranno esaurite le procedure di ricorso.[11]
Vita privata [modifica]
Flavio Briatore ha avuto numerose relazioni con celebrità dello spettacolo e della moda. Fra queste ultime si citano le top model Naomi Campbell, Heidi Klum e Vanessa Kelly.
Attualmente è sposato con Elisabetta Gregoraci, con la quale ha una relazione dall'inizio del 2006 e con cui si è unito in matrimonio il 14 giugno 2008 nella Chiesa del Complesso Monumentale di Borgo Santo Spirito in Sassia[12], a Roma. Secondo quanto affermato dalla stessa coppia, da settembre 2009 Flavio Briatore è in attesa del suo primogenito (secondo il periodico Style.it Briatore avrebbe anche avuto una figlia dalla modella Heidi Klum, da lui mai riconosciuta[13]).