venerdì 24 ottobre 2008

una recente recensione che condivido in pieno ... almeno chi scrive ha letto il libro! grazie.


martedì 7 ottobre 2008

"DESIDERIA": L'EROTISMO DI CLARA CAVERZAN
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Con "Luminal" di Isabella Santacroce, o il corale "100 colpi di spazzola" di Melissa P., ma anche con i racconti densi della raccolta "Free love" di Ali Smith, il filone erotico ha abituato i lettori a una prosa convulsa, da inseguire tra le voci narranti e i loro gerghi diversi, e ha sempre fatto di questi libri un cazzotto nello stomaco e un grumo difficile da sciogliere.
Invece, forse perché è un romanzo, il nuovo "Desideria" per le edizioni Editing, non è certo da considerarsi il lavoro più erotico nel panorama italiano, tanto da suscitare una "condanna" da parte della diocesi per condotta amorale da parte dell'autrice: Clara Caverzan, ex sindaco di un comune italiano vicino Venezia. Verrebbe da porsi una domanda, sul perché tanta sorpresa in Occidente per un libro "falsamente" erotico, se non per il falso cliché che ci vede tutti nemici del sesso?
Un "intenso" tratto erotico apre la vicenda della protagonista: lei vs lei, le sole voci narranti che si alternano nel romanzo con stili diversi. Nella campagna veneziana, nella regione veneta, Desideria, la protagonista, riempie l'intera storia con i soliti fantasmi che compaiono in un qualunque essere umano. Donna, fuso, telaio e intimità domestica: è l'immaginario femminile della Caverzan.
In quarta di copertina si parla di "automatismi quotidiani", "ineluttabilità degli eventi", sentimenti che nascono, muoiono e si trasformano. Così le vicende intime e personali di una famiglia veneta si fondono e si confondono in una storia antica, moderna, post moderna, contemporanea, attuale. Amori, emozioni, sfide, sconfitte e vittorie: nel destino di Desideria.
Che libro è Desideria? Diremmo che all'inizio è un po' sonnacchioso, troppo prolisso nella descrizione che porta inesorabilmente a un falso ammiccamento alla scrittrice cilena Isabel Allende nel suo "La casa degli spiriti"; per poi trasformarsi, magicamente, in emozione pura. E' ben più di un romanzo erotico, nelle oltre duecentocinquanta pagine, abbiamo contato solo tre intermezzi erotici, di cui uno a nostro avviso superfluo e semplicemente irritante, ma ce ne passa da farlo passare come "scandalo erotico" per un sindaco che va a rappresentare un'istituzione e un potere.
E' una storia bella, intrigante, scritta benissimo, con dei personaggi perfetti, facendo apparire bellissima la "campagna veneziana così desolata a tratti e così deturpata nelle sue identità, divorata, come si suol dire, a macchia di leopardo, a piccoli e grandi morsi dai capannoni dei laboratori, delle piccole e grandi industrie".
All'interno delle pagine si cela quella pirandelliana confidenza con l'ipocrisia, (la stessa che è comparsa nella realtà da parte di quanti si celano dietro un falso bigottismo puritano) una famiglia falsamente nobile, sentimentalmente borghese. Un romanzo ben scritto, che ci riporta ai tanti libri di Sveva Casati Modigliani, per il gusto dell'ambientazione e per la semplicità della storia. Certo potremmo dire che il romanzo della Caverzan è più aspro, violento a livello sentimentale, ma è chiaro, molto scorrevole. Un'emozionante storia, in cui il lessico familiare torna a rivivere e coinvolgere il lettore, soprattutto perché si sente la partecipazione stessa dell'autrice, nata e cresciuta proprio in quelle zone.
Per la Caverzan pare essere una dichiarazione d'amore a luoghi, fatti e persone che incantano chi legge. Desideria è una donna affetta da quella predisposizione all'infelicità, come del resto tutti gli altri personaggi: Alberto, un marito succube di un fratello padrone e una madre matrona-matriarcale, la contessa Wanda Maria Ducci De Cennati e di una cognata, Titta, affarista.
Il massimo della verità concentrata nella finzione corporale della vita di Desideria, dove l'apparenza concreta dell'essere femminile si sostanzia nello specchiarsi di una moglie nella figura centrale di una suocera.
"Le storie non finiscono mai... ogni famiglia una storia". Così Clara Caverzan sostituisce all'individuo, la famiglia, inferno e paradiso d'ogni nuora degna di questo nome. E Desideria raccontandosi cerca le ragioni della sua identità, della sua infelicità non di ieri ma di oggi, insieme alla sua insicurezza pregna di malinconia. Dipana così il gomitolo aggrovigliato di una vita di provincia fatta di amori reali, ma di viaggi mentali, all'interno di un paese di provincia, molto ben descritto e così avaro di raccontarsi; di una figura matronale-matriarcale al centro, di un microcosmo interno e segreto. Amori che Desideria insegue per capire la propria identità, per cercarla nel suo profondo, infine per raccontarla, per specchiarsi, per rimirarsi con terribile, incontenibile (ma sempre trattenuta) nostalgia.
E dal naufragio del suo presente la salvano amori immaginari o artefatti che tenta per mettere ordine e chiarezza dove prima era il caos indeterminato e irrappresentabile della vita. La vita, ancora una volta, prima si vive per se stessi, poi, subito dopo, se si ha voglia, volontà e mezzi espressivi adeguati, per gli altri. E allora intorno a "Desideria" si fa il mistero più fitto.
Al primo romanzo Clara Caverzan si scopre essere narratrice di emozioni e stati d'animo, più che d'intrecci ed erotismo.
All'autrice siamo sicuri nel comunicarle che in fondo nelle sue pagine si cela un segreto, una verità mai detta che lega indissolubilmente Desideria al Veneto. Un romanzo per lettori bisognosi di certezze.
da puglialive.net

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