sabato 19 marzo 2011

IL SILVIO E' SOLO







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Berlusconi fischiato e contestato a Roma
La Repubblica
18 marzo 2011 — pagina 4 sezione: POLITICA INTERNA
ROMA - Colpito, offeso, dispiaciuto. Non si dà pace Silvio Berlusconi. L' ha pure confidato ai parlamentari del Pdl riuniti nel pomeriggio alla Camera. Davvero non si aspettava tutte quelle contestazioni: le urla insistenti - «vergogna», «buffone», «dimettiti» - che l' hanno inseguito dal Vittoriano all' Opera. Ancora più brucianti se paragonate agli applausi, ai cori di giubilo, tributati al presidente Giorgio Napolitano. E persino al suo predecessore, Romano Prodi, anche lui a Montecitorio per il discorso del capo dello Stato. «È cambiato il clima» sussurrano a denti stretti gli uomini dello staff che, alle undici di mattina, tentano di aggirare la piccola folla di famiglie, ragazzi e coppie di mezza età radunata davanti al Museo della Repubblica romana, terzo appuntamento della giornata dedicata all' Unità d' Italia. Dopo i fischi, i "buuu" e soprattutto quel grido - «I ragazzi del ' 49 non sono morti per farti fare il bunga bunga» - esploso al Gianicolo di fronte alla statua di Garibaldi, i fedelissimi del premier decidono di non rischiare. Lo dicono chiaro al presidente del Consiglio: meglio non passare dall' ingresso principale. Da lì è appena uscito il ministro La Russa, subissato dagli improperi. «Aspettiamo un po' , magari si calmano», suggerisce il sottosegretario Paolo Bonaiuti, mentre il fidato Roberto Gasparotti cerca una via di fuga. Per una decina di minuti un Berlusconi sempre più cupo resta chiuso dentro, praticamente solo, in attesa che si apra il cancello sul retro. Ma il sotterfugio è presto scoperto, in tanti si spostano, ripartono i fischi: «Sei il disonore dell' Italia» rumoreggia la folla, sovrastando qualche eroico «resisti». E dire che era cominciata bene. Alle 9, all' Altare della Patria, romani e turisti lo avevano acclamato, incitandolo a proseguire il lavoro. «Vado avanti, certo», aveva risposto il premier con il sorriso dei giorni migliori: «Non lascio il Paese in mano ai comunisti». Umore tuttavia virato di colpo, ai primi accenni di contestazione: più soft al Pantheon, violenta tra il piazzale degli Eroi e il museo di Porta San Pancrazio. Sperava comunque di recuperare, il Cavaliere. O almeno di evitare ulteriori affronti. Sarà per questo che,a costo di infrangere il cerimoniale, ritarderà il suo arrivo alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove a mezzogiorno il cardinal Bagnasco officia la messa solenne e il presidente Napolitano si è già presentato, puntuale, prima di lui. Non serve a molto. Scende dalla macchina ed ecco che gli insulti riprendono, la gente urla «dimettiti», gli applausi neppure si sentono. Non è abituato, Berlusconi, e si vede. Alza la mano per salutare ma ha il volto tirato di chi affronta un calvario che continua sin dentro la chiesa: i fischi ripartono appena varca la soglia, più d' un «vergogna» si leva dalla navata centrale. È troppo, soprattutto per chi è avvezzo a ben altra accoglienza. Ma «il clima è cambiato», ormai è chiaro a tutti: a fine cerimonia, per la seconda volta, il premier sarà costretto a fuggire dal retro, a lasciare la Basilica passando per la sagrestia. Sfogherà il suo «rammarico» più tardi alla Camera, dove ai deputati più vicini rivelerà di essere «molto colpito e dispiaciuto». Però Umberto Bossi non mostra indulgenza: «Le contestazioni? Peggio per lui», taglia corto il leader della Lega. Non sarà l' ultimo dispiacere della giornata. «Vattene, vattene» inveisce la piccola folla assiepata dinanzi al Teatro dell' Opera dove Berlusconi si materializza a sera, per il Nabucco diretto da Muti. Appena appare, persino dalle finestre del palazzo di fronte si mettono a fischiare. © RIPRODUZIONE RISERVATA - ALBERTO D' ARGENIO GIOVANNA VITALE

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