mercoledì 26 maggio 2010

Quando e dove gli uomini intendono la lingua del bastone ... rosa!




India, giustiziere in sari rosa

Una banda di ragazze si batte contro mariti violenti e sfruttatori. A suon di sberle
PABLO TRINCIA
NEW DEHLIE’ considerata una delle gang più agguerrite e temute dell’India settentrionale: rapida e feroce, si sposta tra i villaggi e le campagne brandendo coltellacci e bastoni, e togliendo il sonno a ufficiali di polizia e proprietari terrieri. Urla, minacce, pugni, impiegati terrorizzati, caserme assaltate. Storie già note nel distretto di Banda, al confine tra Uttar e Madhya Pradesh: una sorta di Garfagnana indiana, infestata da banditi leggendari e fuorilegge pittoreschi, dove un milione e mezzo tra intoccabili e membri di comunità tribali languono su una terra colpita da frequenti siccità. Ma questa non è una gang qualunque. I suoi componenti indossano braccialetti, orecchini e sandali, si dipingono le mani con l’henné, si coprono con lunghi sari rosa e hanno un nom de guerre all’apparenza innocuo: Gulabi gang, la «banda in rosa». Un po’ come le Pink Ladies americane di «Grease». Solo che questo non è un fast-food, bensì uno degli angoli più poveri e violenti dell’India rurale. Creata nel gennaio di due anni fa da una ex venditrice di tè analfabeta, Sampat Devi Pal, la banda ha cominciato a radunare donne e ragazze stanche di essere relegate ai margini di famiglie già inchiodate agli abissi di una società feudale e fortemente machista. Le loro storie si assomigliano molto. Ancora bambine vengono mandate a spaccarsi la schiena nei campi, tra sfruttamento e abusi sessuali, per poi essere date in sposa - sempre bambine - e vivere all’ombra di mariti spesso poveri e frustrati. O in molti casi violenti, specie quando si attaccano alla bottiglia e passano le nottate a massacrarle di botte. Nessuno le difende o le aiuta. Per quanto positive e utili, le organizzazioni non governative locali spesso sono troppo piccole o deboli. Mentre la polizia, lontano dalle grandi città, è ancora più brutale e corrotta. Tanto vale farsi giustizia da sole. A Banda e dintorni, le compagne di Sampat Devi sono ora le vigilantes della zona. Se qualcuno picchia la moglie e la caccia di casa, nel giro di poche ore si ritrova circondato da sari rosa, sguardi inquisitori e dita puntate contro. Lo stesso accade ai latifondisti o agli impresari sospettati di sfruttamento, o agli ufficiali corrotti o violenti. «La società rurale in India è un peso sulle spalle delle donne», ha detto la Devi in una recente intervista alla Bbc. «È una società che si rifiuta di dar loro un’istruzione, che le sposa troppo giovani, che le scambia per denaro». Data in sposa a nove anni a un uomo che aveva il doppio della sua età, Devi è andata a convivere con lui solo tre anni dopo. Appena tredicenne, ha dato alla luce il suo primo figlio. Dopo aver lavorato come chaai-walla (i popolari venditori di tè indiani), era riuscita a trovare lavoro in un’organizzazione non governativa per i diritti delle donne. Non soddisfatta, ha creato la Gulabi gang. Vale a dire, come specifica lei, «una gang che si batte per la giustizia». E che a volte non va tanto per il sottile. Dopotutto questa regione ha dato i natali a Phoolan Devi, la celebre «bandit queen», che negli Anni 70 aveva guidato un gruppo di dacoits (banditi) nelle foreste dell’India centro-settentrionale. È stato forse ispirandosi a lei che, nel maggio dello scorso anno, circa 400 gulabi hanno assaltato l’ufficio della compagnia elettrica locale, colpevole di aver tagliato la luce alle loro abitazioni e di aver preteso bustarelle per riattivare la corrente. Non trovando il responsabile, le donne inferocite vi hanno chiuso a chiave i dipendenti. Camionisti colti in flagrante mentre trasportavano carichi rubati di provviste destinate ai poveri, sono stati fermati e costretti a fare marcia indietro, non senza aver intascato una scarica di botte. Ufficiali di polizia prepotenti o corrotti sono stati presi a schiaffi. Gli adulti a caccia di bambine da sposare fanno la stessa fine, se non peggio. Una giustizia dal basso, probabilmente più efficace di quella latitante dello Stato. Motivo per cui - da oggi - gli uomini di questa terra arida, povera e violenta hanno un motivo in più per temere e rispettare le loro donne. Specie se indossano sari rosa.




Una giustizia che non aiuta le donne. Donne costrette al silenzio o a farsi giustizia da sole. dall'Italia all'India.
Dopo l'ennesima lite familiare Angela Nichele in preda a un raptus uccide il coniuge e poi si costitusce ai carabinieri.(fonte il corriere)Storie di donne che stanche di essere vittime diventano carnefici per salvarsi da mariti violenti che le uccidono piano piano, abituati da secoli di cultura patriarcale ad essere padroni del corpo e la libertà delle donne.
Una donna esasperata dopo la dipendenza alcoolica del marito, che lo portava ad essere manesco, intorno alle due di notte si arma di ascia e fa fuori il marito.
Confessa subito l'accaduto e viene messa in carcere con l'accusa di omicidio volontario. I figli hanno raccontato un passato di violenze e percosse che la donna subiva compresi i figli. Una donna portata a farsi giustizia da sola perchè la giustizia in caso di violenza non agisce. Donne lasciate da sole costrette al silenzio a sopportare violenze o portate a diventare assassine, perchè la società ci vuole zitte o carnefici, se non avrebbe agito avrebbe lui fatto la prima mossa, su di lei e suoi suoi figli e magari dopo si sarebbe suicidato come qualche gesto "eroico" di molti autori di uxoricidio. Da notare come i media hanno trattato la vicenda "lui torna a casa ubriaco lei lo ammazza" della serie poveretto era solo ubriaco lo ha ammazzato senza motivo. Morale della favola poi salta fuori che era un marito violento, della serie "questo non giustifica l'omicidio anche se la picchiava". Da notare la misoginia dei media, come se lui fosse macchiato da colpe di poco conto, semplici liti, scaramuccie. Semplici liti che colmano le statistiche dell'istat di donne uccise, picchiate e suicidate (una donna su tre nel mondo...). Dicesi femminicidio perchè come precisavo l'avrebbe uccisa lui se non avrebbe fatto la prima mossa...Infatti, molte donne si suicidano assieme ai loro figli per scampare alle violenze domestiche o compiono infanticidio. Ma sono sempre le donne a scontare la pena, o con l'omicidio e violenze da parte di uomini violenti o con la prigione. E la giustizia quando sono queste donne a subire violenze dov'è? la società e le istituzioni sono lontane da loro, ignorano le donne, nascondono e seppelliscono le violenze dentro le mura domestiche, come una cultura patriarcale promuove: una donna sottomessa e senza voce. Una società non ci permette nè di difendersi nè di essere difese, in una realtà tutta italiana dove la donna cessa anche di essere padrona del suo corpo.Tutto tace.. Nell'India in cui le donne vengono massacrate in ogni modo possibile c'e' chi ha smesso di aspettare gli aiuti umanitari'' e ha pensato bene di iniziare a difendersi con le bastonate. Si chiamano Pink Gang e sono numerose. Si vestono con sari rosa confetto, ma la loro fama è lontana dall’essere tenera. Sono le giustiziere rosa, un gruppo deciso ad estirpare la corruzione delle forze di polizia e ad applicare una giustizia spietata ai colpevoli di violenza domestica o sessuale.Alcuni mesi fa, una donna è stata stuprata e sono andate con lei al commissariato di polizia. All’inizio, i capi hanno rifiutato di prendere la denuncia, ma insieme, sono riuscite a costringere la polizia ad agire. Hanno letteralmente trascinato l’ufficiale di polizia fuori dal commissariato e l’hanno picchiato con i loro bastoni. Così facendo, hanno impedito che le donne vengano violentate e riescono a mandare le ragazze a scuola. La violenza contro le donne e lo stupro sono molto comuni in India. Allora provano ad educarle perché conoscano i loro diritti. In caso di violenza domestica, vanno a parlare al marito. Se rifiuta di ascoltare, lo picchiano anche in pubblico per farlo vergognare. Gli uomini sono abituati a credere che le leggi si applicano solo a loro, ma loro hanno deciso di usare la forza per far sì questa situazione cambi totalmente.Le donne “evolute…..devono imparare da loro, abbandonando il fioretto ed usando la clava, o vi sono margini per una condivisione pacifica ? La fondatrice del gruppo, Sampat Pal Devi, 47 anni, da lezioni di combattimento alle altre donne. Poiché la polizia e i funzionari sono corrotti , fanno applicare la legge. Sono una gang per la giustizia. Indossano il rosa perché è il colore della vita. Le donne, nella zona dove opera la Pink Gang, una delle più povere dell’India, guadagnano pian pianino il rispetto dei funzionari locali reticenti. Lì le donne sono le prime vittime della povertà e della discriminazione in una società feudale dominata dagli uomini e sottomessa alle caste superiori. Quasi tutte le Pink giustiziere vivono in capanne di fango e di mattoni, senza acqua corrente, senza elettricità, e sopravvivono con meno di 50 pence (0,75 euro al giorno). Da sole non hanno nessun diritto, ma insieme, come gruppo, se lo conquistano. Quando sono in gruppo le temono

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