lunedì 10 maggio 2010

ANEMONE IL FIORE DEL PECCATO?


ANEMONE IL FIORE DEL PECCATO?


Narra la leggenda (una delle tante) che la dea dei fiori Chloris, gelosa dell’amore suscitato in Zefiro e Borea da una ninfetta, abbia trasformato quest’ultima in un fiore (anemone appunto dal greco ànemos, soffio, vento), destinato a schiudersi con il vento di Zefiro ed a disfarsi sotto le carezze di Borea.
Molti sono convinti che nulla succeda per caso e che nei nomi si nasconda parte del nostro destino, convinzione che nell’affare Anemone (Diego) trova qualche conferma.
Più che il fatto in sé stesso che viaggia su dichiarazioni tra l’incredulo ed il ridicolo, sarebbe necessario soffermarsi sul meccanismo e sullo scambio dei ruoli che si è potuto scoprire dallo sviscerarsi di questa storia.
E’ utile premettere anche che l’uniformità dei media (a parte qualche sporadica eccezione) oramai da per scontato che il potere in Italia venga gestito in questa maniera ed i cittadini di quet’italietta, in procinto di non si sa quale futuro (uniti, divisi, separati in casa …..) oramai hanno perso (se mai l’avessero avuto) il sacro fuoco dell’indignazione e perché no, della vergogna.
Ricostruita sulle ceneri di “Tangentopoli” (della quale però al principale responsabile, se non l’unico, si vogliono dedicare strade e magari proporlo per la beatificazione) la seconda repubblica, che si è rivelata, per lo meno criticabile, dal punto di vista dell’autoironia, presenta una sceneggiata napoletana dove Esso, Issa e Malamente si scambiano i ruoli per l’obiettivo sacro e comune: quello di far soldi alle spalle del contribuente stupido (si usa il singolare come segno di un’intera nazione, quella purtroppo che paga le tasse, tutte e magari in anticipo).
Con la prima Repubblica era il politico corrotto che esercitava il proprio potere per distribuire a sua piacimento i soldi dei contribuenti; imprenditori di vario ceto aspettavano, facendosi reciprocamente sgambetti alla porta del Tizio che avendo avuto il potere dal popolo sovrano (lo stesso che scelse Barabba) si ergeva a giudice interessato.
Smantellata quella Repubblica della quale si ricorda con tristezza i cappi esibiti in aula è subentrata la seconda …. Ed allora gli errori si commettono una volta sola, non sono più i politici che comandano, abbiamo si o no un Presidente del Consiglio (Molti lo chiamano, memori del ventennio Capo del Governo) che è un imprenditore, ed allora sono gli imprenditori che devono tirare le fila. Ed in questo gioco tutto è relativo: parliamo di denaro ovviamente! Regalini e regalie, appartamentini e bustarelle per il politico, inezie, quisquiglie, cosucce per omuncoli che non saprebbero che fare una volta fuori dal Palazzo. Per gli Anemoni invece grosse fortune miliardarie con un unico rischio: se ti beccano perché considerato al vertice del sistema di appalti truccati, finisci in prigione e dopo tre mesi di carcere potrai essere liberato per decorrenza dei termini. L’importante è non farsi trovare impreparati e dichiarare subito: “ Ho agito sempre onestamente!”
Tanto nelle liste ci va chi obbedisce ciecamente al capintesta e non ci sono problemi, i partiti che avevano all’interno una dialettica basata sul confronto sono spariti e tutti cercano un leader carismatico, possibilmente con tanti quattrini (un imprenditore appunto). Il gioco è fatto!
Ed il gioco a pioggia ricade sin ai nostri piccoli e dimenticati enti locali (oramai ridotti a monolocali, massimo bilocali), i nostri Comuni. Se ben guardiamo, chi può sostenere la spesa di un confronto elettorale? O un imprenditore, o un politico che per prima cosa si fa adottare da un gruppo di imprenditori che ritengono il ragazzo sveglio e facilmente maneggiabile.
Così comincia la carriere politica di un rampante che vuol far carriera.
Ah, si sono dimenticati i cittadini che votano, ma di loro “chissenefrega” tanto non capiscono niente, basta imbonirli con destra e sinistra, con nord e sud ed il gioco è fatto. E tante promesse, promesse, promesse e aria di buonismo, darsi un tono, apparire seri, oggi è tornato di moda essere snob come un principino e "chissenefrega" se poi si è costretti a non rispondere neanche più al cellulare! Basta la carica! Che ne sanno i cittadini di quanto bisogno ha certa gente di identità di supporto! Poi gli stessi dimenticati li vedi storcere la bocca per il politico da loro stessi votato, li vedi a manifestare per il posto di lavoro, ma cosa vogliono, anche il lavoro, ma non sanno che il vero progresso è non lavorare?
Riprendendo l’apertura, la morale della favola è ovvia, Zefiro, Borea son soffi di vento: che ci sia necessità di una sana tempesta che pulisca tutto? Ed, al ritorno del sole, l’aria che si annuserà, saprà di pulito?

BEPI PAPAZZONI & CLARA CAVERZAN

5 commenti:

Francesco ha detto...

Ciò che dici è genericamente condivisibile, fatto salvo per la tua chiusura dove poni domande retoriche... se il vento davvero riuscisse a pulire tutto, l'aria che si respirerebbe dopo, rimarrebbe pura solo per il tempo necessario al ripristino di un nuovo corrotto sistema.

Robi e Samy California ha detto...

Scusa se vado un attimo off-topic, ma volevo segnalarti un forum appena nato, dedicato agli Scrittori e poeti in particolare, ed a qualsiasi forma d'Arte e cultura, dal cinema alla musica, dai fumetti alle belle arti, dalla fotografia alla grafica digitale, musica, letteratura e tanto altro. Ci farebbe piacere se venissi a dare un'occhiata, e se vuoi, a condividere con noi le tue Emozioni.
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Grazie e a presto.

ps. ovviamente l'invito è esteso anche ai tuoi amici :)

Clara Caverzan ha detto...

mi pareva ovvio più che retorico anche questo

il pastorale ha detto...

E' positivo il fatto che il contenuto dello scritto venga considerato "genericamente condivisibile" a conferma del fatto che certi valori di cui se ne continua a denunciare la scomparsa sono ancora vivi. Le domande retoriche, nel senso di eloquenti, non dovrebbero ingenerare risposte con quel pessimismo di fondo che da per scontato che al mondo non vi siano persone oneste.
Ce ne sono tante ... è che non vengono votate, si preferisce il disonesto perchè più furbo, tanto la politica .....! Ci meritiamo quello che abbiamo!

Clara Caverzan ha detto...

no che non ce lo meritiamo, lo subiamo nostro malgrado