giovedì 18 agosto 2011

LE TRE CAMPANELLE DI GIUSEPPE PAPAZZONI



Che disdetta: dopo cinquant’anni ho scoperto di non essere italiano!

E’ vero, devo ammetterlo, non seguo costantemente la cronaca politica nazionale, da tempo mi sono stufato delle ripetute “fregnacce” ed i continui voltafaccia che il ceto politico ci propina, esemplare è la conferenza stampa del nostro premier, condita da madornali errori, a favore del nucleare e la successiva calata di scudi di fronte al disastro giapponese ed al risultato del referendum.
Però sono rimasto di “sasso” quando lo stesso premier, indaffarato dal superlavoro, affermava col piglio di colui che sa quello che dice ed è pronto a difenderlo oltremodo, di non aver mai messo mani nelle tasche degli italiani!
Di fronte a tale affermazione che non temeva smentita, mi sono sentito sprofondare nella più sentita costernazione: evidentemente se è così sicuro di quel che dice, non mi rimane che un’unica ipotesi percorribile, ovvero, “non sono italiano”!
Ho la sensazione d’essere di fronte al tavolino del truffatore delle tre campanelle che nascondono la pallina che tu sprovveduto imbecille dovresti indovinarne il sito.
Le tre campanelle sono Stato, Regioni e Comuni ed all’incontrario di quello che succede nella truffa, sotto ogni campanella, trovi il balzello da pagare: Irpef, Addizionale Regionale ed Addizionale Comunale.
Lo Stato non aumenta le tasse, ma lo fanno Regioni e Comuni che con i diminuiti trasferimenti non riescono a far fronte alle spese.
Alla fine non è chi fa cosa, ma quanto alla fine incide nel tuo reddito la continua sottrazione fiscale.
E non dimentichiamoci i continui aumenti di costo dei servizi sociali: Asili, Scuole Materne, Università (quasi 2.500 euro annui di tassa di frequenza) buoni pasto scolastici, trasporti scolastici, trasporti pubblici, sanità, assistenza…..
Un continuo esborso per sopravvivere …… vivere è un’altra cosa!
Evidentemente tutto questo non è mettere le mani nelle tasche degli italiani, sempre considerando opportuna la definizione di “italiano”.
Se “italiano” è colui che si dichiara nullatenente e possiede redditi da far paura, oppure, proprietario di natanti da mille ed una notte intestate a società di comodo rigorosamente registrate in “stati canaglia”, oppure, trasportatore ondivago di capitali da e per l’Italia (in base agli scudi) a seconda della presenza di leggi che minimizzano l’esborso fiscale, o proprietario di innumerevoli immobili intestati alle solite società di comodo o di provenienza clericale, se questo è “l’italiano” a cui non si è messe le mani in tasca, ebbene io non sono italiano.
Faccio parte di quel limbo di individui che si alza alla mattina alle cinque e trenta e rientra a sera, assediato da bollette, tasse e canoni, quel limbo di persone che “anticipatamente” paga le tasse e che qualche imbecille si permette di affibbiare il termine “fannulloni”!
Quel limbo di persone alle quali, con pervicacia e ciclicamente si succhia il sangue per coprire i deficit che altri provocano.
Quel deficit provocato da speculatori di borsa, i talebani dell’economia che decidono i destini di milioni di persone, gli accentratori di capitali, sovvertitori di democrazie e creatori di regimi.
Quel deficit provocato da personaggi che mai pagheranno il fio delle loro colpe, perché purtroppo è verissimo uno slogan coniato nel ’68 (numero che li terrorizza) che questo sistema è un sistema che “privatizza i profitti e pubblicizza le perdite”.
Ci chiedono ancora sacrifici, ma per chiedere sacrifici bisogna in maniera imprescindibile dare il “buon esempio” e non parlo della buffonata delle spese della “casta”, ma del “buon esempio” dei rappresentanti del capitalismo protetto dallo Stato. Non chiedo il suicidio in diretta come successo in Giappone, ma una buona cosparsata di cenere ed un “mea culpa” che ristabilisca l’equilibrio delle classi, quello sì è indispensabile!
Qualcuno dice che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, ecco, comincino a dare il buon esempio.
Per ultimo un piccolo pensiero ad i costi della democrazia, non agli sprechi: diminuire il numero dei rappresentanti dei cittadini è un bel gioco, ma attenti ….. a forza di dimezzare e diminuire i rappresentanti ne potrebbe rimanere solo uno …. ed allora …. vent’anni di disastri non sono bastati?

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