venerdì 5 agosto 2011

CUORE, NELLE SCELTE POLITICHE CI VUOLE ANCHE CUORE DA GIUSEPPE PAPAZZONI



Il risultato del referendum del 12 e 13 giugno ci ha fatto gioire!
Finalmente un sussulto di dignità da parte di un paese, che ha dimenticatonel marasma della polemica fine a sé stessa, il sentimento dell’indignazione.
Ma non è questo il tema che vorrei sottoporre all’attenzione del lettore, anche se della necessità del ritorno a quei valori sociali e culturali che ci hanno fatto crescere come popolo e come nazione sarebbe bene qualche volta discuterne, ma è la domanda che preoccupa coloro che sono abituati a guardare oltre, sperando di non intravvedere il baratro: ed ora che si fa?
Il popolo italiano sovrano ha ribadito il suo no all’opzione nucleare (per la seconda volta), anche se si è tentato in tutte le maniere di far si che non si esprimesse facendo mancare il quorum referendario e lasciare libero spazio alle solite iniziative di quei pochi, che a cuore non hanno il “bene comune” ma solo il proprio e lo ha ribadito in maniera chiara e precisa con una percentuale inequivocabile, ora però chi guarda oltre (essendo abituato a disertare i festeggiamenti) si chiede e chiede: quale sarà il il tipo di futuro dell’energia in Italia?
A questo quesito si può rispondere in molti modi:

· facendo spallucce adottando il metodo della cicala;
· lasciando tutto così come sta, tanto tra cinque anni, magari di fronte ad una crisi energetica (idea non peregrina) ed occupazionale, riproporre un altro referendum dal quale estrarre di nuovo soluzioni accantonate, ma mai abiurate;
· cominciare a discutere seriamente ad un nuovo modello di sviluppo ed ad un nuovo concetto di risposta alla necessità energetica del nostro paese.

Le scelte governative di questi ultimi periodi hanno fatto aumentare i livelli di pessimismo relativi ad un approccio bio sostenibile del problema, ciò non toglie che è nostro dovere discuterne e proporre soluzioni.
E’ estremamente necessario che il nostro paese, malgrado vi sia una crisi economica epocale in corso, investa e molto sulla ricerca (cosa che sinora non ha fatto), una ricerca che veda coinvolte tutte le forze economiche, lavorative e culturali del paese, una ricerca che produca risultati, non assistenza.
Questa ricerca dovrà operare, innanzitutto, su più piani:
· individuazione di nuove forme di energia rinnovabile ottimizzazione di quelle esistenti,
· ottimizzazione del risparmio energetico,
· soluzioni tecnologiche atte all’abbattimento delle emissioni inquinanti dovute ai combustibili, solidi, liquidi e gassosi in uso e che per anni rappresenteranno la fetta preponderante della torta energetica.
Solo ad enunciarne i propositi spaventa la mole di lavoro da investire in questo percorso.
Insomma a buttarla nel paradosso dovremmo investire per poter produrre meno ed in maniera diversa. E se chi legge, ha capacità di analisi dovrà ben rendersi conto che è nel risparmio globale che si potranno trovare le soluzioni per questa ed altre crisi economiche ed occupazionali che ciclicamente aggrediscono il nostro vivere.
La “DECRESCITA PER LA QUALITA’” potrebbe essere una parola d’ordine atta alla salvaguardia del pianeta. Puntare sulla qualità, non sulla quantità: qualità della vita, del lavoro, dei prodotti, del consumo …..!
Abbattiamo foreste per mobili che non verranno mai usati, usiamo carta per libri che non verranno mai letti e lascio al lettore quanti altri esempi per capire che il nostro vivere è un “passaggio” transitorio sulla strada della discarica.
Le statistiche danno dati impressionanti sulla quantità di prodotti che ancor nuovi o poco usati prendono la strada della discarica, questa è un’anomalia paradossale di un mondo che genera in maniera esponenziale la propria fine.
Ritengo sia ora che una nuova teoria economica soppianti quella consumistica del secolo passato, che sia ora che i benefici della vendita del prodotto vada a chi lo lavora e non ai vari passaggi di intermediazione e di quotazione dei titoli che lo rappresentano.
Auspico che tra i giovani vi sia la forza di distruggere il potere della Borsa e di creare una nuova economia più giusta, più solidale e soprattutto più compatibile con le limitate risorse del nostro pianeta.
Chi pensa si sia divagato dal tema d’apertura evidentemente non ha capito che il problemi enunciati sono vicendevolmente dipendenti: energia, sistema economico, sistema produttivo, sistema di vita, calmieramento dei bisogni sollecitati in modo esponenziale, abbattimento degli sprechi ora considerati economicamente rilevanti per la salvaguardia del titolo rappresentativo.
Devo ammettere che anche il WEB è stato importante per la vittoria ai referendum, bene, ma è bene ricordarsi che anch’esso è un mezzo e che va sfruttato, ma rimane solo un mezzo; le idee, la forza di proporle, quella di sostenerle ed infine quella di attualizzarle sono patrimonio delle nostre menti e dei nostri cuori, che per sopravvivere hanno estremo bisogno di condividere fisicamente emozioni e sensazioni e non affidarle alla freddezza di una tastiera o di uno schermo.



BY GIUSEPPE PAPAZZONI



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