giovedì 29 aprile 2010

IL MITO DELLA CRESCITA CI SCONVOLGERA'.


IL MITO DELLA CRESCITA CI SCONVOLGERA'.

Il periodo di recessione economica come quello che stiamo vivendo, forse è il periodo meno opportuno per poter parlare di crescita e di decrescita, ma la situazione di cambiamento climatico, a tutti oramai evidente, che è venuto in essere, ci impone di addentrarci in questo argomento ostico, ma più che mai necessario.
Ridotti senza più argomenti i “negazionisti”, ovvero coloro che negavano l'evidenza di un cambiamento climatico od in sottordine negava l'emissione di CO2 dovuta alla industrializzazione come causa principale di tale processo, è necessario capire per prima cosa se siamo ancora in tempo per porvi rimedio e se vi è qualche possibilità, quali sono i presupposti fondamentali per una battaglia vincente.
Appurate le difficoltà di colonizzare altri pianeti (ma qualcuno ci sta ancora pensando) dobbiamo necessariamente confrontarci con le risorse che ci potrà dare il nostro piccolo globo, che visti gli eventi di questi ultimi anni, pare si sia un po' scocciato della nostra presenza!

E' patrimonio culturale collettivo che il nostro stile di vita è improntato sulla continua crescita od espansione economica; prima del passato anno, mai si sarebbe potuto pensare ad un arresto dell'economia ed ad un bloccarsi del PIL (Prodotto Interno Lordo) del quale tutti sanno di tutto di più, ma che sarebbe opportuno, magari in un altro momento capire come viene calcolato, tanto è vero che malgrado la politica (tutta) sbandieri ai quattro venti l'anelare al libero mercato, poi in queste occasioni, ingenti capitali di “tutti noi” vengono dirottati sui settori in crisi!

E' proprio dal principio del liberismo economico (Adam Smith) che cominciano i problemi del nostro piccolo pianeta e di conseguenza anche i nostri.
Il nostro pensiero è stato forgiato, abituato a vedere nel “più”, il “meglio”!
Lo abbiamo chiamato in molti modi questo concetto: progresso, sviluppo, benessere, ecc., non abbiamo badato a spese (ambientali) ed abbiamo consumato e continuiamo a consumare il più possibile delle risorse del nostro pianeta.

Il collasso economico dell'anno passato sarebbe servito se chi alla guida politico/economica dei vari paesi avesse preso l'occasione per portare nuove idee, per cercare di invertire il processo energivoro in corso, macchè, anzi per recuperare il debito economico si è aumentato il prelievo ambientale aumentando così la situazione di pericolo del pianeta.

Del movimento ambientalista si è voluto assimilare solo una parte del pensiero, forse quella che faceva più comodo, ovvero la risposta economico/industriale in senso ambientale del problema e non purtroppo quella comportamentale in senso sociale.

Ovvero, che non è necessario il “di più” sancito dal liberismo economico, ma “il meglio”, che necessariamente non vuol dire crescita, ma anche e soprattutto decrescita e scelta e ricerca dei settori sui quali puntare.

Basta osservare per capire che difficilmente potremo sostenere questo livello di vita così energivoro! Basta osservare per capire che si sovrastimano cose che non hanno nessun valore solo a causa di una pubblicità costruita per creare ed accrescere bisogni, che in realtà non esistono, tant'è vero che una buona percentuale degli acquisti, dopo le prime ventiquattrore, finiscono in discarica a creare ulteriori problemi.

E' questo il vero problema che condizionerà il nostro futuro e per nostro futuro s'intende la vita dei nostri figli e di quelli che verranno, dobbiamo ripensarci in una realtà più parca, non meno bella o divertente, ma che sappia trovare nella parsimonia la vera sfida per quella battaglia che rischiamo di perdere.

Giuseppe Papazzoni

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