martedì 12 ottobre 2010

L'ITALIA NON VUOLE IL NUCLEARE


RISPOSTE DALL’ITALIA
Nucleare? No, grazie.

Sono passati 23 anni da quando una marea di “si” referendari seppellì il nucleare italiano sull’onda emotiva del disastro di Chernobyl.
Quasi l’80% degli elettori optò per la chiusura delle centrali, anche se i quesiti non la chiedevano esplicitamente, e da allora è cambiato poco, almeno a giudicare dai risultati del nostro sondaggio. Sette italiani su dieci continuano ad essere favorevoli alla sostituzione del nucleare con altre fonti energetiche, forse anche sull’onda di un entusiasmo comprensibile ma a volte ideologico e forse troppo idealistico per le rinnovabili. E solo uno su quattro ritiene che resterà una fonte energetica importante in futuro.
A due anni e mezzo dall’annuncio di Claudio Scajola sul ritorno al nucleare, dunque il paese sembra ancora decisamente contrario all’opzione. E l’avversione appare anche più seria se si pensa che più di un terzo di coloro che hanno risposto alle nostre domande sono lettori di “Le Scienze”, la rivista fondata da Felice Ippolito, padre del nucleare italiano.
Rispetto al resto del mondo, gli italliani sono i più severi oppositori al nucleare, seguiti dai tedeschi, con il 68%. Ciò nonostante, di recente il governo di Angela Merkel ha deciso di estendere di 12 anni la durata di alcuni impianti, superando la data del 2022 che era stata fissata per la dismissione delle centrali tedesche. Ancora più sorprendente è il fronte del no nuke in Francia ed in Giappone (in entrambi supera il 40%), i due paesi che hanno puntato con più decisione sul nucleare, rispettivamente con 59 e 54 reattori operativi o in costruzione al giugno 2010.
Mi sembra piuttosto inspiegabile, invece, il dato sulla fiducia negli scienziati sia rispetto al nucleare che rispetto alle rinnovabili. Per le seconde, la fiducia è quasi plebiscitaria, ma anche per il primo più di un italiano su due dice di credere nell’opinione degli esperti.
Ma quali esperti? Si pone perciò una questione che qui da noi investe un po’ tutta la vita sociale e tutti gli interesse generale.
L’impressione è che in un paese in cui i ministri sono chiamati a fare gli esperti di calcio e le soubrette a dare contributi in politica non ci sia più nessuno che sa stare al suo posto e ascoltare chi ne sa più di lui. E questo non è di certo di aiuto all’opinione pubblica per farsi un’idea priva di pregiudizi ideologici su temi che determineranno il futuro di tutti.
Marco Cattaneo
Da “Le Scienze” di Ottobre 2010 edizione italiana di Scientific American

Questo articolo, di un mensile che non ha mai nascosto le sue simpatie per il nucleare, è emblematico di una situazione che rasenta il paradosso: Un governo che si fa vanto di essere stato voluto e di seguire il volere popolare fa scelte che sono contrarie al volere popolare stesso.
Esplicito, l’estensore dell’articolo, nelle sue impressioni quanto purtroppo corrispondenti a realtà.
C’è da chiedersi come fanno, ministri, sottosegretari, onorevoli, subissati dal lavoro proveniente da una situazione allarmante della vita socio politica italiana a trovare il tempo per essere “sempre” presenti in tutti i media.
Di Giuseppe Papazzoni

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