mercoledì 26 maggio 2010

Quando e dove gli uomini intendono la lingua del bastone ... rosa!




India, giustiziere in sari rosa

Una banda di ragazze si batte contro mariti violenti e sfruttatori. A suon di sberle
PABLO TRINCIA
NEW DEHLIE’ considerata una delle gang più agguerrite e temute dell’India settentrionale: rapida e feroce, si sposta tra i villaggi e le campagne brandendo coltellacci e bastoni, e togliendo il sonno a ufficiali di polizia e proprietari terrieri. Urla, minacce, pugni, impiegati terrorizzati, caserme assaltate. Storie già note nel distretto di Banda, al confine tra Uttar e Madhya Pradesh: una sorta di Garfagnana indiana, infestata da banditi leggendari e fuorilegge pittoreschi, dove un milione e mezzo tra intoccabili e membri di comunità tribali languono su una terra colpita da frequenti siccità. Ma questa non è una gang qualunque. I suoi componenti indossano braccialetti, orecchini e sandali, si dipingono le mani con l’henné, si coprono con lunghi sari rosa e hanno un nom de guerre all’apparenza innocuo: Gulabi gang, la «banda in rosa». Un po’ come le Pink Ladies americane di «Grease». Solo che questo non è un fast-food, bensì uno degli angoli più poveri e violenti dell’India rurale. Creata nel gennaio di due anni fa da una ex venditrice di tè analfabeta, Sampat Devi Pal, la banda ha cominciato a radunare donne e ragazze stanche di essere relegate ai margini di famiglie già inchiodate agli abissi di una società feudale e fortemente machista. Le loro storie si assomigliano molto. Ancora bambine vengono mandate a spaccarsi la schiena nei campi, tra sfruttamento e abusi sessuali, per poi essere date in sposa - sempre bambine - e vivere all’ombra di mariti spesso poveri e frustrati. O in molti casi violenti, specie quando si attaccano alla bottiglia e passano le nottate a massacrarle di botte. Nessuno le difende o le aiuta. Per quanto positive e utili, le organizzazioni non governative locali spesso sono troppo piccole o deboli. Mentre la polizia, lontano dalle grandi città, è ancora più brutale e corrotta. Tanto vale farsi giustizia da sole. A Banda e dintorni, le compagne di Sampat Devi sono ora le vigilantes della zona. Se qualcuno picchia la moglie e la caccia di casa, nel giro di poche ore si ritrova circondato da sari rosa, sguardi inquisitori e dita puntate contro. Lo stesso accade ai latifondisti o agli impresari sospettati di sfruttamento, o agli ufficiali corrotti o violenti. «La società rurale in India è un peso sulle spalle delle donne», ha detto la Devi in una recente intervista alla Bbc. «È una società che si rifiuta di dar loro un’istruzione, che le sposa troppo giovani, che le scambia per denaro». Data in sposa a nove anni a un uomo che aveva il doppio della sua età, Devi è andata a convivere con lui solo tre anni dopo. Appena tredicenne, ha dato alla luce il suo primo figlio. Dopo aver lavorato come chaai-walla (i popolari venditori di tè indiani), era riuscita a trovare lavoro in un’organizzazione non governativa per i diritti delle donne. Non soddisfatta, ha creato la Gulabi gang. Vale a dire, come specifica lei, «una gang che si batte per la giustizia». E che a volte non va tanto per il sottile. Dopotutto questa regione ha dato i natali a Phoolan Devi, la celebre «bandit queen», che negli Anni 70 aveva guidato un gruppo di dacoits (banditi) nelle foreste dell’India centro-settentrionale. È stato forse ispirandosi a lei che, nel maggio dello scorso anno, circa 400 gulabi hanno assaltato l’ufficio della compagnia elettrica locale, colpevole di aver tagliato la luce alle loro abitazioni e di aver preteso bustarelle per riattivare la corrente. Non trovando il responsabile, le donne inferocite vi hanno chiuso a chiave i dipendenti. Camionisti colti in flagrante mentre trasportavano carichi rubati di provviste destinate ai poveri, sono stati fermati e costretti a fare marcia indietro, non senza aver intascato una scarica di botte. Ufficiali di polizia prepotenti o corrotti sono stati presi a schiaffi. Gli adulti a caccia di bambine da sposare fanno la stessa fine, se non peggio. Una giustizia dal basso, probabilmente più efficace di quella latitante dello Stato. Motivo per cui - da oggi - gli uomini di questa terra arida, povera e violenta hanno un motivo in più per temere e rispettare le loro donne. Specie se indossano sari rosa.




Una giustizia che non aiuta le donne. Donne costrette al silenzio o a farsi giustizia da sole. dall'Italia all'India.
Dopo l'ennesima lite familiare Angela Nichele in preda a un raptus uccide il coniuge e poi si costitusce ai carabinieri.(fonte il corriere)Storie di donne che stanche di essere vittime diventano carnefici per salvarsi da mariti violenti che le uccidono piano piano, abituati da secoli di cultura patriarcale ad essere padroni del corpo e la libertà delle donne.
Una donna esasperata dopo la dipendenza alcoolica del marito, che lo portava ad essere manesco, intorno alle due di notte si arma di ascia e fa fuori il marito.
Confessa subito l'accaduto e viene messa in carcere con l'accusa di omicidio volontario. I figli hanno raccontato un passato di violenze e percosse che la donna subiva compresi i figli. Una donna portata a farsi giustizia da sola perchè la giustizia in caso di violenza non agisce. Donne lasciate da sole costrette al silenzio a sopportare violenze o portate a diventare assassine, perchè la società ci vuole zitte o carnefici, se non avrebbe agito avrebbe lui fatto la prima mossa, su di lei e suoi suoi figli e magari dopo si sarebbe suicidato come qualche gesto "eroico" di molti autori di uxoricidio. Da notare come i media hanno trattato la vicenda "lui torna a casa ubriaco lei lo ammazza" della serie poveretto era solo ubriaco lo ha ammazzato senza motivo. Morale della favola poi salta fuori che era un marito violento, della serie "questo non giustifica l'omicidio anche se la picchiava". Da notare la misoginia dei media, come se lui fosse macchiato da colpe di poco conto, semplici liti, scaramuccie. Semplici liti che colmano le statistiche dell'istat di donne uccise, picchiate e suicidate (una donna su tre nel mondo...). Dicesi femminicidio perchè come precisavo l'avrebbe uccisa lui se non avrebbe fatto la prima mossa...Infatti, molte donne si suicidano assieme ai loro figli per scampare alle violenze domestiche o compiono infanticidio. Ma sono sempre le donne a scontare la pena, o con l'omicidio e violenze da parte di uomini violenti o con la prigione. E la giustizia quando sono queste donne a subire violenze dov'è? la società e le istituzioni sono lontane da loro, ignorano le donne, nascondono e seppelliscono le violenze dentro le mura domestiche, come una cultura patriarcale promuove: una donna sottomessa e senza voce. Una società non ci permette nè di difendersi nè di essere difese, in una realtà tutta italiana dove la donna cessa anche di essere padrona del suo corpo.Tutto tace.. Nell'India in cui le donne vengono massacrate in ogni modo possibile c'e' chi ha smesso di aspettare gli aiuti umanitari'' e ha pensato bene di iniziare a difendersi con le bastonate. Si chiamano Pink Gang e sono numerose. Si vestono con sari rosa confetto, ma la loro fama è lontana dall’essere tenera. Sono le giustiziere rosa, un gruppo deciso ad estirpare la corruzione delle forze di polizia e ad applicare una giustizia spietata ai colpevoli di violenza domestica o sessuale.Alcuni mesi fa, una donna è stata stuprata e sono andate con lei al commissariato di polizia. All’inizio, i capi hanno rifiutato di prendere la denuncia, ma insieme, sono riuscite a costringere la polizia ad agire. Hanno letteralmente trascinato l’ufficiale di polizia fuori dal commissariato e l’hanno picchiato con i loro bastoni. Così facendo, hanno impedito che le donne vengano violentate e riescono a mandare le ragazze a scuola. La violenza contro le donne e lo stupro sono molto comuni in India. Allora provano ad educarle perché conoscano i loro diritti. In caso di violenza domestica, vanno a parlare al marito. Se rifiuta di ascoltare, lo picchiano anche in pubblico per farlo vergognare. Gli uomini sono abituati a credere che le leggi si applicano solo a loro, ma loro hanno deciso di usare la forza per far sì questa situazione cambi totalmente.Le donne “evolute…..devono imparare da loro, abbandonando il fioretto ed usando la clava, o vi sono margini per una condivisione pacifica ? La fondatrice del gruppo, Sampat Pal Devi, 47 anni, da lezioni di combattimento alle altre donne. Poiché la polizia e i funzionari sono corrotti , fanno applicare la legge. Sono una gang per la giustizia. Indossano il rosa perché è il colore della vita. Le donne, nella zona dove opera la Pink Gang, una delle più povere dell’India, guadagnano pian pianino il rispetto dei funzionari locali reticenti. Lì le donne sono le prime vittime della povertà e della discriminazione in una società feudale dominata dagli uomini e sottomessa alle caste superiori. Quasi tutte le Pink giustiziere vivono in capanne di fango e di mattoni, senza acqua corrente, senza elettricità, e sopravvivono con meno di 50 pence (0,75 euro al giorno). Da sole non hanno nessun diritto, ma insieme, come gruppo, se lo conquistano. Quando sono in gruppo le temono

martedì 25 maggio 2010

Una bella azione,complimenti!

Maria Luisa Busi

Almeno c'è chi ha il coraggio di dirlo e di sottolinearlo con le azioni!

AL Dott . Augusto MINZOLINI
Al CDR
p.c. Dott. Paolo GARIMBERTI
p.c. Prof. Mauro MASI
p.c. Dott. Luciano FLUSSI
Caro direttore,
ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell’edizione delle 20 del TG1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa e’ per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilita’ nei confronti dei telespettatori. Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza RAI Sergio Zavoli : “la piu’grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identita’, parte dell’ascolto tradizionale”.Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perche’ e’ un grande giornale. E’ stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati.
Questo e’ il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non e’ mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l’informazione del TG1 e’ un’informazione parziale e di parte. Dov’e’ il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d’Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perche’ negli asili nido non c’e’ posto per tutti i nostri figli?Devono farsi levare il sangue e morire per avere l’onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell’Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perche’ falliti?Dov’e’ questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell’Italia esiste. Ma il tg1 l’ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale.
L’Italia che vive una drammatica crisi sociale e’ finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un’informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull’inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l’infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della piu’ importante azienda culturale del Paese.
Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di piu’ alto profilo e interesse generale. Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, puo’ soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell’affidamento dei telespettatori e’ infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E’ lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori. I fatti dell’Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E’ quello che accade quando si privilegia la comunicazione all’informazione, la propaganda alla verifica. Un’ultima annotazione piu’ personale. Ho fatto dell’onesta’ e della lealta’ lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non e’ tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente.
Pertanto:1) respingo l’accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo gia’ mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralita’ delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma e’ palese che non c’e’ piu’ alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta e’ fuori, prima o dopo.
2) Respingo l’accusa che mi e’ stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza e’ quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.
3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l’intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all’azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di “danneggiare il giornale per cui lavoro”, con le mie dichiarazioni sui dati d’ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: “il tg1 dara’ conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgera’ i fatti in ossequio a campagne ideologiche”. Posso dirti che l’unica campagna a cui mi dedico e’ quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita “tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali” e via di questo passo. Non e’ cio’ che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate rispondera’ il mio legale.
Ma sappi che non e’ certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto.Non di ammirazione viviamo, dice, ma e’ di rispetto che abbiamo bisogno. Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verita’. Quello che nutro per la storia del TG1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere.
Marialuisa Busi
Roma, 20 maggio 2010
Bepi Papazzoni

giovedì 20 maggio 2010

GAIA NEWS

GAIA news
notizie dall'Ecoistituto del Veneto
fine maggio 2010



1. Sabato 22 a Venezia "Su e zo per i ponti a 4 zampe e 2 ali" promossa da Animali in città, Ass. Vegetariana, Dingo e Fidoamico, con l'adesione della L.I.D.A. (Lega Italiana per i Diritti dell’Animale) e la partecipazione del Comitato Io vivo Castello.
Partenza ore 16.30 dalla Stazione e ritorno alle 18.30 circa sempre nel piazzale della Stazione,dopo la passeggiata tra le calli, campi, rive e ponti della città. E’ previsto un rinfresco sia per gli umani che per gli animali e un’esibizione da parte delle giovani allieve del Teatro Danza di Luciana De Fanti.
Le associazioni aderenti saranno presenti nel piazzale della stazione già dalla mattina con i loro tavoli divulgativi.
Scopo della manifestazione (una semplice e tranquilla passeggiata con cani e altri animali non competitiva e che non richiede iscrizione) è quello di sensibilizzare sul grave problema dell´abbandono degli animali specie nel periodo estivo, sulle sue possibili soluzioni e la conseguente drammatica realtà del randagismo, venuta anche di recente tragicamente alla ribalta, con troppi canili che sono dei vari lager. Una particolare attenzione anche nel tenere pulita la città, nello spirito di migliorare la convivenza tra esseri umani e animali e nel rispettare ciò che rimane della natura nei nostri centri urbani .Dedichiamo questa iniziativa ai due volontari animalisti, Elvio Fichera (Presidente dell’Associazione Amici degli Animali Abbandonati) e Paola Quartini, Guardia Zoofila della L.I.P.U., uccisi pochi giorni fa in Liguria da un cacciatore che deteneva i suoi cani in condizioni inaccettabili. E a tutti quelli che, come loro, sono impegnati ogni giorno in un volontariato difficile, soprattutto il certe zone del nostro Paese (e non solo), carico di sofferenza e poco riconosciuto, se non denigrato. Oltre naturalmente a tutti quelli animali che quotidianamente vengono uccisi e maltrattati per il nostro usoconsumo-divertimento-profitto.OV
2. Domenica 23 " 4° Escursione Rischio Miniere" a Schievenin, nel Basso feltrino. Appuntamento in Frazione Campo - Alano di Piave (BL) ore 9,30 Partenza ore 10. Arrivo in Valle di Schievenin - Quero ore 13 circa (chi non ha voglia di camminare...può venire direttamente in Valle di Schievenin) dove ci sarà uno stand gastronomico e la presenza di numerosi gazebo delle associazioni ambientali del Veneto e dove si raccoglieranno le firme per i Referendum contro la privatizzzazione dell'acqua. C'è ancora spazio per assche vogliono allestire un proprio gazebo informativo - tel. 0439 78844 Nel pomeriggio visita guidate alle sorgenti del Tegorzo (acquedotto-Schievenin). La Vostra partecipazione è fondamentale perchè nessuna realtà può "salvarsi da sola"
3. Sabato 29 ore 16.30 a Monselice, piazza Mazzini, Manifestazione "Non vogliamo bruciare il futuro di questo territorio" indetta dalla Rete dei Comitati Salute e Ambiente della bassa Padovana, contro l'incenerimento di rifiuti nei cementifici e un nuovo forno Italcementi alto 122 metri, più della Rocca di Monselice, nel pieno del Parco dei Colli! info@lasciateciresoirare.it
4. Si raccolgono le firme per i tre Referendum contro la privatizzazione dell'acqua anche presso l'Ecoistituto del Veneto, viale Venezia 7 Mestre (50 m uscendo dalla stazione di Mestre a sinistra).
Chi vuole ricevere via mail il mensile Tera e Aqua lo richieda a micheleboato@tin.it , Se lo vuole su carta versi almeno 5 euro sul ccp 291 19880 Ecoistituto del Veneto – Mestre o li versi sul conto bancario Ecoistituto con IBAN: IT90 S063 4502 0220 7400 0757 60P scrivendo nella causale nome, cognome, via, cap città e "per Tera e Aqua"
E' uscita Gaia-primavera, la rivista ecologista più informata e più libera. Se volete riceverne una copia in omaggio per decidere se abbonarvi (20 euro), richiedetela alla stessa mail, con nome cognome, via cap città.
Altre notizie nel sito www.ecoistituto-italia.org

MICHELE BOATO

sabato 15 maggio 2010

BASTA! VIP O NON VIP, BASTA STAKANOVISTE MAMME! ci sono anche I DIRITTI DEI BAMBINI!

Il Bambino-manichino: l'idea di bambino della Gelmini, Ministro della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana


Stakanoviste vip Tutte come la Gelmini: maternità Sì, ma a casa nemmeno un giorno

Ecomi qua come tutti i sabati mattina, ho appena finito di fare colazione, sono un po' in pensiero per Barbara che deve prendere un aereo per Stoccolma, ma, già, è il suo sogno quella città da quando aveva quindici anni, e perchè non ci è andata prima ? Perchè il sogno era quello di andarci con l'amica del cuore ... nella patria della loro rock star del cuore ... ma non divaghiamo, sono qui comodamente a leggere qualche giornale in pace, a navigare in internet, a leggere e rispondere alle mie mail, tanto fuori piove
...
quando un titolo su libero.it mi fa schizzare ritta sul letto:
STAKANOVISTE VIP TUTTE COME LA GELMINI: MATERNITA' SI', MA A CASA NEMMENO UN GIORNO!
Eh, no care mie!
Eh, no! Cara Gelmini !
Voglio mandarle una lettera, una lettera aperta. E gliela scrivo di getto. E ancora prima di postarla qui su MURO LIBERO la faccio girare ai giornali. Chissà ... Eh sì perchè
non si può tacere di fronte a un simile incitamento all'infanticidio:
un bimbo si può uccidere anche nell'anima, non soltando rinchiudendolo dentro un sacchetto di plastica e gettandolo nel cassonetto dell'immondizia.
Perchè siamo spettatori indignati di sì meschini reati e non c'indignamo in egual misura davanti ai reati dell'anima dell'infanzia?
Questa donna sta incitando le madri a diventare delle snaturate e a rovinare i figli.
Non sto esagerando siamo alla follia!
Comportamenti umani ai quali non si sarebbe mai dovuti arrivare, addirittura vengono divulgati con ogni mezzo, disgustosamente assieme a Belen a casa Borriello? Corona: «Strano, l'ho lasciata cinque minuti fa», Ricucci, villa maledetta Nessuno la vuole comprare: storie di sfortuna e fantasmi, e alla moglie di Beckham, tanto depressa da dover assumere uno che le tiene la borsa!
Non se ne può più! E così le scrivo:

Cara Gelmini,
se non ci arrivi ad avere pietà di un bimbo, cerca, dopo aver letto qua, almeno di avere pietà per le insegnanti delle scuole statali di ogni ordine e grado del tuo pregevole Ministero!
Questi Nuovi Innocenti, figli di asili precoci e di baby-rooms, a scuola saranno tristi, disagiati, ribelli, agressivi, asociali, iperattivi, apatici, nevrotici, addirittura schizofrenici, IN UNA PAROLA DEI POVERI INFELICI.
Picchieranno gli altri senza motivo apparente poiché non avranno strumenti, per riconoscere e decodificare altrimenti, quei macigni di rabbia e dolore, che Tu hai generato dentro la loro anima candida, abbandonandoli appena nati in sterili stanzette colorate ed ingannevoli!
Alla vana e disperata ricerca di compensare l'amore materno negato e perduto, a soli pochi anni, si masturberanno in classe e qualche maestra tacerà per pudore e timore e ... tensione e ... compassione!
Anche in silenzio, quei bambini "disturberanno", coi loro tic nervosi da urlo represso.

Mentre tu inciti, con l'orrore del tuo esempio, questa strage di piccoli cuori, questo tradimento della vita, cara Ministra dello Stato, io, maestra dello Stato, ti lancio una preghiera:
Fermati, la carriera Non vale un bambino! Ed una baby-room non ha nulla da invidiare ad un cassonetto delle immondizie!
Clara Caverzan

lunedì 10 maggio 2010

ANEMONE IL FIORE DEL PECCATO?


ANEMONE IL FIORE DEL PECCATO?


Narra la leggenda (una delle tante) che la dea dei fiori Chloris, gelosa dell’amore suscitato in Zefiro e Borea da una ninfetta, abbia trasformato quest’ultima in un fiore (anemone appunto dal greco ànemos, soffio, vento), destinato a schiudersi con il vento di Zefiro ed a disfarsi sotto le carezze di Borea.
Molti sono convinti che nulla succeda per caso e che nei nomi si nasconda parte del nostro destino, convinzione che nell’affare Anemone (Diego) trova qualche conferma.
Più che il fatto in sé stesso che viaggia su dichiarazioni tra l’incredulo ed il ridicolo, sarebbe necessario soffermarsi sul meccanismo e sullo scambio dei ruoli che si è potuto scoprire dallo sviscerarsi di questa storia.
E’ utile premettere anche che l’uniformità dei media (a parte qualche sporadica eccezione) oramai da per scontato che il potere in Italia venga gestito in questa maniera ed i cittadini di quet’italietta, in procinto di non si sa quale futuro (uniti, divisi, separati in casa …..) oramai hanno perso (se mai l’avessero avuto) il sacro fuoco dell’indignazione e perché no, della vergogna.
Ricostruita sulle ceneri di “Tangentopoli” (della quale però al principale responsabile, se non l’unico, si vogliono dedicare strade e magari proporlo per la beatificazione) la seconda repubblica, che si è rivelata, per lo meno criticabile, dal punto di vista dell’autoironia, presenta una sceneggiata napoletana dove Esso, Issa e Malamente si scambiano i ruoli per l’obiettivo sacro e comune: quello di far soldi alle spalle del contribuente stupido (si usa il singolare come segno di un’intera nazione, quella purtroppo che paga le tasse, tutte e magari in anticipo).
Con la prima Repubblica era il politico corrotto che esercitava il proprio potere per distribuire a sua piacimento i soldi dei contribuenti; imprenditori di vario ceto aspettavano, facendosi reciprocamente sgambetti alla porta del Tizio che avendo avuto il potere dal popolo sovrano (lo stesso che scelse Barabba) si ergeva a giudice interessato.
Smantellata quella Repubblica della quale si ricorda con tristezza i cappi esibiti in aula è subentrata la seconda …. Ed allora gli errori si commettono una volta sola, non sono più i politici che comandano, abbiamo si o no un Presidente del Consiglio (Molti lo chiamano, memori del ventennio Capo del Governo) che è un imprenditore, ed allora sono gli imprenditori che devono tirare le fila. Ed in questo gioco tutto è relativo: parliamo di denaro ovviamente! Regalini e regalie, appartamentini e bustarelle per il politico, inezie, quisquiglie, cosucce per omuncoli che non saprebbero che fare una volta fuori dal Palazzo. Per gli Anemoni invece grosse fortune miliardarie con un unico rischio: se ti beccano perché considerato al vertice del sistema di appalti truccati, finisci in prigione e dopo tre mesi di carcere potrai essere liberato per decorrenza dei termini. L’importante è non farsi trovare impreparati e dichiarare subito: “ Ho agito sempre onestamente!”
Tanto nelle liste ci va chi obbedisce ciecamente al capintesta e non ci sono problemi, i partiti che avevano all’interno una dialettica basata sul confronto sono spariti e tutti cercano un leader carismatico, possibilmente con tanti quattrini (un imprenditore appunto). Il gioco è fatto!
Ed il gioco a pioggia ricade sin ai nostri piccoli e dimenticati enti locali (oramai ridotti a monolocali, massimo bilocali), i nostri Comuni. Se ben guardiamo, chi può sostenere la spesa di un confronto elettorale? O un imprenditore, o un politico che per prima cosa si fa adottare da un gruppo di imprenditori che ritengono il ragazzo sveglio e facilmente maneggiabile.
Così comincia la carriere politica di un rampante che vuol far carriera.
Ah, si sono dimenticati i cittadini che votano, ma di loro “chissenefrega” tanto non capiscono niente, basta imbonirli con destra e sinistra, con nord e sud ed il gioco è fatto. E tante promesse, promesse, promesse e aria di buonismo, darsi un tono, apparire seri, oggi è tornato di moda essere snob come un principino e "chissenefrega" se poi si è costretti a non rispondere neanche più al cellulare! Basta la carica! Che ne sanno i cittadini di quanto bisogno ha certa gente di identità di supporto! Poi gli stessi dimenticati li vedi storcere la bocca per il politico da loro stessi votato, li vedi a manifestare per il posto di lavoro, ma cosa vogliono, anche il lavoro, ma non sanno che il vero progresso è non lavorare?
Riprendendo l’apertura, la morale della favola è ovvia, Zefiro, Borea son soffi di vento: che ci sia necessità di una sana tempesta che pulisca tutto? Ed, al ritorno del sole, l’aria che si annuserà, saprà di pulito?

BEPI PAPAZZONI & CLARA CAVERZAN

sabato 8 maggio 2010

PIU' LENTI PIU' PROFONDI PIU' DOLCI

Alex Langer


LENTIUS, PROFUNDIUS, SUAVIUS

Vorrei approfittare di questo “MURO LIBERO” per dipingere il “graffiti” di parte della mia esistenza politica, dopo che da un anno ho cessato di fare attivismo, deluso dall’insensibilità del pensiero ambientale che pervade l’attuale.
Per la verità un’esigua minoranza persegue ancora quell’ideale che vede nel connubio uomo/natura/solidarietà la chiave della nostra sopravvivenza su questo pianeta, ma il compito è arduo e guardandosi indietro i risultati pochi.
Purtroppo l’esperienza è una qualità o un dono che si acquista con l’età a discapito dell’entusiasmo, è vero, la vecchiaia subentra nel momento nel quale ci si dimentica di essere stati giovani ed io ho buona memoria.
Un preambolo questo per introdurre un fatto che di solito capita a chi è provvisto di esperienza: la commemorazione di un amico del quale il 3 luglio di quest’anno ricorrono i quindici anni dalla morte: Alexander Langer.
Ricordo come fosse ieri la sorpresa e la tristezza che ci accompagnarono alla notizia della sua decisione di interrompere l’esistenza. Allora ero consigliere comunale e per ricordarlo preparai al mio capogruppo uno scritto che mi risultò, dal lato emotivo, il più difficile di quelli che sinora ho preparato.
Langer ha rappresentato per gli ambientalisti, come me, quel faro di “utopie concrete” che ha illuminato il nostro percorso.
Il suo motto:
LANGSAMER PIU’ LENTI
TIEFER PIU’ PROFONDI
SANFTER PIU’ DOLCI
è stato il motto che mi ha permesso di sopportare i momenti traumatici del mio percorso politico.
Un motto questo che è più che mai attuale.
“La nostra civiltà ha bisogno di “disarmare” e di “digiunare” altrimenti rompe ogni equilibrio ed impedisce ogni possibile giustizia e sviluppo durevole”.
Il pretenzioso motto olimpico del “citius, altius, fortius” (più veloci, più in alto, più forti), che contiene la quintessenza della nostra cultura della competizione, dovrà urgentemente convertirsi in un più modesto, ma più vitale, “ LENTIUS, PROFUNDIUS, SUAVIUS” (Più LENTI, Più DOLCI, Più IN PROFONDITA’).”
Con queste parole Alexander Langer aveva introdotto nel 1992 il sua “VIE DI PACE, rapporto dall’Europa”
E’ questa la disgrazia più grande che si possa avere: vedere lontano in un mondo di ciechi!
Ancor oggi di fronte agli sconquassi ecologici che stiamo subendo, …ancor oggi, non ci fermiamo a riflettere del nostro destino.
Di pari passo e con le stesse motivazioni etiche ha affrontato il fenomeno delle grandi migrazioni e dei grandi sconvolgimenti etnici.
Ricordo, che malgrado da più parti gli venisse chiesto di diventare sindaco di Bolzano, rifiutò di entrare in competizione perché obbligato a dichiararsi, lui, cittadino del mondo, di lingua italiana, o tedesca, o latina.
Un insegnamento caduto nel nulla.
Vi pare che nell’attuale vi siano “UOMINI” di tale portata? Vi pare che ci sia qualcuno che guardi al nostro futuro con tale lungimiranza?
Perché anche sulle trincee e sui campi di battaglie, prima o poi tornerà a germogliare il grano!
Perché anche se nel mondo i forti si fronteggiano è il pensiero e l’insegnamento del mite che sopravvive alla carne!
Grazie Alex!


BEPI PAPAZZONI

giovedì 6 maggio 2010

GAIA NEWS


GAIA news
notizie dall'Ecoistituto del Veneto
maggio 2010



1. Giovedì 6 su Rete Veneta (e NON Tele Regione!) dalle 21 alle 22.30 Dibattito su ACQUA PUBBLICA O PRIVATA? tra gli ospiti il neo cons.reg. Stefano Fracasso (già sindaco ambientalista di Arzignano e futuro vice pre. della VII Comm. Ambiente del Cons.Reg) e Michele Boato, presidente Ecoistituto del Veneto e coordinatore Rete Ambiente Veneto.
Vengono mandati in diretta tutti gli Sms: intervenite!

2. Venerdì 7 su Antenna3 NordEst dalle 21 alle 22.30 a "Promesse e Fatti" di Fabio Fioravanzi si discute di NUCLEARE e
RINNOVABILI Tra gli ospiti c'è Michele Boato. Anche qui vengono mandati in diretta tutti gli Sms

3. Sabato 8 al Festival della Cittadinanza, a Padova, nella Sinagoga di via Piazze 26 - Piazza delle Erbe (e NON in Fiera!)
dalle 9.30 dibattito su Acqua Bene Comune e
dalle 11.15 su IL NUCLEARE e RINNOVABILI: PROSPETTIVE E PROBLEMI
con Massimo Mazzer CNR, Antonio Costato, vicepres.Confindustria e Michele Boato Ecoistituto del Veneto

4. Si raccolgono le firme per i tre Referendum contro la privatizzazione dell'acqua anche presso l'Ecoistituto del Veneto, viale Venezia 7 Mestre (50 m uscendo dalla stazione di Mestre a sinistra) e per la petizione nazionale per la riduzione e il riciclo totale dei rifiuti e la messa al bando degli inceneritori "Per non incenerire anche il nostro futuro CAMBIAMO ARIA " su www.cambiamoaria.org


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Altre notizie nel sito www.ecoistituto-italia.org
DI MICHELE BOATO